«L'azione liturgica non sia solo un insieme di regole, ma deve far riscoprire lo stupore per il mistero pasquale. E portare all'annuncio», è quanto scrive papa Francesco nella Lettera apostolica sulla liturgia pubblicata mercoledì.
«Abbandoniamo le polemiche per ascoltare insieme che cosa lo Spirito dice alla Chiesa, custodiamo la comunione, continuiamo a stupirci per la bellezza della liturgia». A lanciare l’invito è il Papa, nella Lettera apostolica sulla liturgia Desiderio desideravi, pubblicata mercoledì per richiamare il significato profondo della celebrazione eucaristica, così come è emersa dal Concilio Vaticano II, ed invitare alla formazione liturgica, a partire dai seminari.
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«A noi non serve un vago ricordo dell’ultima Cena: noi abbiamo bisogno di essere presenti a quella Cena», esordisce Francesco. «Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa – scrive ancora il Santo Padre – non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia».
A quasi sessant’anni dalla Sacrosanctum Concilium, Francesco ci ricorda infatti che la forza propulsiva della liturgia, in ordine all’annuncio della Buona Novella, è una sorta di prova del nove della sua genuinità. «Una celebrazione che non evangelizza non è autentica – scrive infatti nella lettera –, come non lo è un annuncio che non porta all’incontro con il Risorto nella celebrazione: entrambi, poi, senza la testimonianza della carità, sono come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita».
No, insomma, alla «mondanità spirituale», ribadisce il Santo Padre, secondo il quale la liturgia «non è la ricerca di un estetismo rituale che si compiace solo nella cura della formalità esteriore di un rito o si appaga di una scrupolosa osservanza rubricale». Non è neppure l’atteggiamento opposto, «che confonde la semplicità con una sciatta banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico».
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«Ogni aspetto del celebrare va curato (spazio, tempo, gesti, parole, oggetti, vesti, canto, musica, …) e ogni rubrica deve essere osservata», l’appello di Francesco, che si sofferma su un elemento essenziale della celebrazione liturgica: «lo stupore per il mistero pasquale».