Reggio Calabria, le case confiscate ai boss diventano alloggi per famiglie bisognose
Il Comune di Reggio Calabria ha recentemente aderito a un bando dell’Agenzia dei beni confiscati
di Umberto Ferrari - Oggi in Calabria si contano circa tremila beni immobili confiscati di cui circa 1600 sono già stati destinati. Libera anche in Calabria da alcuni anni ha avviato un monitoraggio soprattutto rispetto a ciò che accade dopo la destinazione dei beni immobili e in modo particolare su quelli destinati alle amministrazioni locali, perché solo in quel momento il bene confiscato viene messo nella disponibilità dei cittadini. E in Calabria si registra un grande fermento e partecipazione intorno a questo tema. Inoltre c’è da rilevare che la sede dell’agenzia nazionale dei beni confiscati è proprio a Reggio Calabria. Bisogna dire però che attualmente i numeri del riutilizzo dei beni sono ancora sconfortanti se consideriamo che a fronte di circa 1300 beni già destinati ai comuni, stimiamo per eccesso che ne vengono utilizzati non più di duecentotrenta. Si tratta sempre di dati incerti in quanto non vi è un controllo ufficiale nonostante la legge preveda che vengano realizzate relazioni semestrali sulla gestione dei beni. Si registra invece un crescente utilizzo dei beni da parte delle amministrazioni per rispondere ad esigenze di disagio abitativo. È più definita la situazione che riguarda il riutilizzo di beni affidati in gestione ad organizzazioni del terzo settore. Sino ad oggi sono stati censiti 80 enti che gestiscono complessivamente circa 170 beni immobi-li, numeri che hanno forti ricadute in termini sociali e culturali, soprattutto in quei piccoli paesi dove tutti si conoscono e i beni delle famiglie mafiose sembrano intoccabili. In ogni caso sul fronte del riutilizzo la Calabria rappresenta un vero e proprio laboratorio di esperienze innovative per le quali basti citare che a Reggio vi è il primo caso in Italia di un bene gestito da un imprenditore testimone di giustizia. Tiberio Bentivoglio e la moglie Enza, dopo più di venti anni di minacce, attentati e sofferenze, finalmente oggi possono condurre la propria attività imprenditoriale grazie alla ristrutturazione di un bene confiscato. La collaborazione più importante in Calabria, Libera la sta trovando nella Chiesa, sempre più impegnata su questo fronte e che oggi conta almeno 25 beni assegnati a varie diocesi e parrocchie per la realizzazione di attività sociali. Tale impegno si manifesta nell’importante contributo dato dal Progetto policoro con la nascita delle due cooperative sociali agricole nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Crotone. Per questo ed altri motivi Libera, che non gestisce beni confiscati, si pone oggi l’obiettivo e si assume la responsabilità di coinvolgere tutte le realtà sane e responsabili nel mettere in campo progettualità, perché i beni confiscati siano sempre più considerati semplici beni comuni di proprietà di tutti i cittadini. E dall’altro lato Libera si pone quale strumento delle amministrazioni locali per aiutarle a dare risposte concrete alla sempre più crescente domanda di protagonismo dei Calabresi.
Il Comune di Reggio Calabria ha recentemente aderito a un bando dell’Agenzia dei beni confiscati
Fra le figure di riferimento prese a modello delle lotta alle mafie anche papa Francesco e l’indimenticato sacerdote reggino don Italo Calabrò.
Legalità e cultura continuano a camminare a braccetto fra le sale del Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” dove, da qualche giorno, trovano spazio 22 nuove opere d’arte oggetto di confisca.
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