Avvenire di Calabria

«Tra i giovani c'è ancora il mito dei cognomi o dei quartieri come mezzo di imposizione», ha detto il pm Stefano Musolino

Intervalli di legalità, a bordo campo Libera parla ai ragazzi

Redazione Web

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Si è tenuto lunedì l’incontro promosso da Libera sul tema “Sport, bene comune: in gioco educazione e legalità”, moderato da Paolo Cicciù, presidente provinciale del Csi Reggio Calabria, e che ha registrato gli interventi di Stefano Musolino, magistrato del pool antimafia reggino, e don Ennio Stamile, referente regionale di Libera. Tanti i temi affrontati nel corso della serata, tra cui la presentazione del percorso educativo “Intervalli di Legalità” che si svolgerà nei campionati Csi: a fine primo tempo di ogni partita testimonieranno i percorsi virtuosi di legalità in Città: da un imprenditore che ha denunciato a un familiare di una vittima di mafia o un volontario. Lo spogliatoio, quindi, diventa spazio dove condividere valori, testimonianze e responsabilità.
«Abbiamo ancora il mito di cognomi e luoghi geografici; – ha detto il pm Musolino – anche il ragazzino che viene da un determinato quartiere si sente destinato a fare valere la sua capacità di imposizione che gli deriva dal fatto di provenire da un determinato luogo. Serve smitizzare le qualità criminali di certi personaggi». «Agire con il cuore, ecco il coraggio nello Sport. Serve la responsabilità intesa come risposta alle nostre coscienze – gli fa eco don Stamile – e alle giovani generazioni. Lo sport come luogo della bellezza dove riscoprire l’altro non come nemico, ma come colui che è in cammino con noi».
Durante l’incontro, inoltre, sono state presentate delle buone prassi promosse da Csi Reggio Calabria, Csv dei due Mari e Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria. Si tratta di due protocolli di intesa: il primo “Le Regole del Gioco” include i ragazzi condannati della Comunità Ministeriale all’interno di un oratorio reggino; il secondo “La squalifica che ti qualifica” rappresenta l’applicazione delle pene alternative nello sport attraverso l’attivazione di percorsi di volontariato per tutti coloro i quali subiscono una squalifica per più di quattro turni ossia a causa di azioni violente. «Lo sport è uno strumento che ci può avvicinare alla dimensione della verità contro  quella dei falsi miti. Serve un progetto strutturato per poter autenticamente intervenire. Abbiamo bisogno di un percorso di sport e accoglienza per seminare parole di liberazione», ha concluso il magistrato della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino.

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