Avvenire di Calabria

Oggi 6 febbraio si celebra la Giornata per la vita. Occasione per riflettere su un dono unico

La dignità della persona inizia dal concepimento

Vi proponiamo il contributo di Emiliano Ferri, vice presidente dell'Associazione "Difendere la Vita con Maria"

di Emiliano Ferri*

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Oggi, 6 febbraio si celebra la Giornata per la vita. Occasione per riflettere su un dono unico. Tanti sono gli spunti su una delle tematiche sempre più al centro del dibattito quotidiano. Qui di seguito il contributo di Emiliano Ferri, vice presidente dell’Associazione “Difendere la Vita con Maria”.

Il 19 novembre scorso, in Senato sono stati ricordati i 30 anni della ratifica della Convenzione sui diritti dell’infanzia. Per l’occasione, si è svolta una conferenza stampa per illustrare una proposta di legge di modifica dell’articolo 1 del Codice civile per il riconoscimento della capacità giuridica di ogni essere umano sin dal concepimento.


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All’articolo 6 della Convenzione si tutela il diritto alla vita e il diritto a nascere. Ed è da chiarire che senza ombra di dubbio il «termine fanciullo risulta atto ad individuare il soggetto protetto, indistintamente, sia prima che dopo l’evento nascita e ricomprende, senza dubbio alcuno, anche il concepito». Anche perché se non fosse garantito il diritto alla vita e a nascere, ogni altro diritto sarebbe evidentemente negato.

Nel panorama legislativo italiano, la proposta presentata a novembre non fa altro che portare chiaramente alla luce quanto in realtà già in parte previsto dal nostro codice civile, che in più articoli dispone dei diritti del nascituro. Basti citare l’articolo 254, sul riconoscimento del figlio naturale; o ancora l’articolo 330 sulla rappresentanza e amministrazione nell’ambito della podestà dei genitori. O ancora l’articolo 687, relativamente alla revocazione testamentaria per sopravvenienza di figli. Non da ultimo, la normativa in materia di assegno unico universale, che prevede un sussidio per le famiglie in dolce attesa. A partire dal settimo mese di gravidanza.

L’emozione per una vita che inizia a formarsi

Al di là delle parole - comunque importanti, di giuristi, pensatori, filosofi - a parlare sono le emozioni vissute dai genitori, sin dalle primissime ecografie. Ogni teoria viene meno, superata dal battito del cuore nelle prime settimane, dagli organi che settimana dopo settimana appaiono sempre più evidenti. E poi, la frase di ogni mamma: «aspetto un figlio!». Accade, però, che la gioia, a volte, lasci spazio al dramma. Il figlio tanto atteso, non arriverà a vedere la luce. Cosa fare? Da oltre vent’anni l’Associazione “Difendere la Vita con Maria” promuove in tutta Italia (e attraverso “Mary for life” in tutto il mondo) il gesto pietoso della degna sepoltura dei piccoli morti prima del parto. In particolare di coloro che non superano la ventottesima settimana di gestazione. La normativa è chiara. L’informazione lo è di meno.

Oltre che sugli aborti volontari, infatti, bisognerebbe porre l’attenzione anche su quelli spontanei. Quasi seicento mila, secondo l’Istat, quelli registrati tra il 2010 e il 2018. Numeri, in realtà, maggiori, in quanto questa statistica fa riferimento solo alle donne che, a seguito di un aborto spontaneo, hanno dovuto essere sottoposte a, cosiddetto, “raschiamento”. Cosa accade di questi piccoli corpicini? Nella maggior parte dei casi, ahimè, vengono trattati come fossero rifiuti speciali ospedalieri, nonostante le famiglie abbiano il diritto - sancito per legge (articolo 7 Dpr 285/90) - di richiedere i resti delle piccole creature, per dar loro degna sepoltura.

La dignità della persona, è fin dal concepimento

Una dignità a riconoscere per prima la quale è stata la Chiesa cattolica, attraverso la “Donum Vitae”. Nel documento redatto, nel 1987, dalla Congregazione della Dottrina della fede si legge: «I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani». In quegli stessi anni, l’allora ministro della Salute, Donat - Cattin, in una nota ministeriale scriveva che «il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta (quella dei genitori, ndr), ribadendo inoltre come, lo «smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali, seppur legittimo, urta contro i principi dell’etica comune».


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In questi ultimi dieci anni si sono susseguite delle proposte di legge sia a livello regionale che a livello nazionale. Sull’obbligo, ad esempio, di informare correttamente le donne o le coppie sulla possibilità di rendere più umana la procedura di seppellimento dei piccoli feti, è intervenuta, con propria normativa, la Regione Marche. Così da evitare quantomeno intoppi burocratici a carico di donne e uomini sofferenti per l’evento luttuoso. Mentre la “famosa” Legge Formigoni in Lombardia prevede l’obbligatorietà del seppellimento. È notizia, invece, di questi giorni, che il Vicariato di Roma, recependo e facendo proprio il documento della Conferenza Episcopale del Lazio, sui bimbi mai nati, abbia stabilito che «in caso di richiesta della tumulazione dei feti, ci si comporti come nel caso dei bambini non ancora battezzati». Ossia, affidarli - comunque - alla misericordia di Dio.

*vicepresidente Associazione “Difendere la Vita con Maria”

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