Avvenire di Calabria

E fu così che firmò il nulla osta per tutti gli altri alunni della classe, ma non per lui

La dirigente: «Quando mi chiesero di spostare quel bimbo diverso»

Sergio Conti

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Accadde un giorno di oltre un decennio fa che, presso la scuola Galluppi– Collodi–Bevacqua di Reggio Calabria, un gruppo di genitori chiese l’allontanamento dalla classe dei propri figli di un bimbo. Uno in particolare. Era di colore e disabile, forse risultava un po’ scomodo, probabilmente disturbava le lezioni. I genitori degli altri bambini, quindi, preso il coraggio a due mani e con un pressing degno delle migliori squadre di calcio, erano riusciti a convincere mamma e papà del piccolo – disabile e per di più nero – a ritirarlo da scuola. Quando ecco, la favola al contrario improvvisamente si interruppe e intervenne la dirigente. Mariantonia Puntillo ha una storia che parla da sé: per dodici anni a capo di quella scuola, oggi tutor organizzativo presso l’Università Mediterranea, la sua mission è stata l’inclusione. In un quartiere vasto e popoloso, tra mille difficoltà, mai si è arresa di fronte al pregiudizio.

Quel giorno fece preparare i nulla osta per gli altri bambini della classe. «Avrei preferito che fossero andati via tutti da quella classe, piuttosto che perdere quel bambino in difficoltà». Un gesto fortissimo, un insegnamento che è valso più di mille sermoni. Da quella classe non è andato via nessuno, ma tutti – soprattutto i grandi – hanno imparato una lezione di vita su cosa significhi davvero essere accoglienti. In tanti anni la dirigente Puntillo ha accolto 70 bambini disabili gravi, donando loro un tablet che fosse uno strumento per interagire, per imparare, per ottenere un insegnamento personalizzato, insomma fatto su misura per loro. Anche l’Ufficio scolastico regionale in questi anni ha scelto il Galluppi–Collodi– Bevacqua come centro territoriale per l’inclusione. Da lì è partita una rete che ha messo insieme le scuole, i pedagogisti clinici, l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici: tutti uniti per formare i docenti e aiutarli a includere i bambini difficili. Quelli individuati con la sigla BES, bisogni educativi speciali.

Che poi significa bisognosi di più amore, più attenzione, come sempre ha rimarcato Mariantonia Puntillo, in ogni occasione pubblica e privata all’interno della scuola. Tra i successi di cui va maggiormente fiera c’è il primo posto di un “suo” alunno rom disabile ai giochi studenteschi nazionali. Perché le ricadute di tutto questo impegno (e di questo amore) arrivano sull’apprendimento. Che poi è il vero grande successo. Farli andare da soli, con le proprie gambe e con le spalle un po’ più forti, verso il domani che li aspetta.

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