
Educare alla speranza nel tempo del “digitale umano”
Da papa Leone XIV agenda per il prossimo decennio. Al centro: persona, pace e digitale

Papa Leone, nel suo messaggio ai partecipanti al World Meeting on Human Fraternity, ha voluto sottolineare con forza la centralità della fraternità come risposta concreta ai conflitti e alle divisioni che lacerano il pianeta. Ai partecipanti dell’incontro, organizzato dalla Basilica di San Pietro insieme alla Fondazione Fratelli Tutti, all’Associazione Be Human e alla Fondazione Saint Peter for Humanity, ha espresso fiducia per un cammino comune che nasce da un deciso «no» alla guerra e da un coraggioso «sì» alla pace.

In continuità con l’insegnamento di papa Francesco, ha ribadito che la guerra non rappresenta la via per risolvere i conflitti, ma che la vera sapienza consiste nel saperli trasformare in occasioni di crescita e di riconciliazione, con la forza silenziosa della fraternità capace di unire culture e religioni diverse. Il Pontefice ha richiamato il racconto biblico di Caino e Abele per mettere in evidenza come la violenza fraterna, pur essendo antica e diffusa, non debba mai essere considerata «normale». La domanda che Dio rivolge a Caino, «Dov’è tuo fratello?», diventa per il Papa Leone il canone della giustizia e della convivenza, la regola che accompagna tutta la storia dell’umanità. Non si tratta di un interrogativo confinato nelle pagine della Genesi, ma di una domanda che deve risuonare oggi con forza rinnovata, trasfor-mandosi in principio di riconciliazione e in invito a non restare indifferenti davanti alle ferite del mondo.
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Il Papa ha tradotto quel «Dov’è tuo fratello?» in una serie di scenari drammatici che interpellano la coscienza di ciascuno. Ha chiesto: «Fratello, sorella, dove sei?» davanti alle guerre che spezzano le vite dei giovani, che colpiscono civili indifesi, che devastano città, campagne ed ecosistemi, lasciando dietro di sé solo macerie e dolore. Ha rilanciato lo stesso interrogativo pensando ai migranti rifiutati, imprigionati e umiliati, a coloro che cercano salvezza ma trovano muri e indifferenza. Lo ha ripetuto parlando dei poveri, troppo spesso accusati della loro condizione, dimenticati e scartati in un mondo che antepone il profitto alla dignità umana.
Infine, ha evocato la solitudine che corrode i legami sociali in una società iperconnessa, in cui persino l’identità personale rischia di smarrirsi. La risposta, ha spiegato il Papa Leone, non può essere il silenzio. Essa si trova nella presenza viva e concreta di chi sceglie di esserci, con impegno e coraggio, per percorrere vie alternative di crescita e sviluppo. Significa riconoscere nell’altro un fratello o una sorella e liberarsi dall’illusione di vivere come individui isolati o come soci legati soltanto da interessi. La fraternità non nasce dall’utile, ma da una consapevolezza più profonda che si nutre delle tradizioni spirituali e della maturazione del pensiero critico. Queste vie ci permettono di andare oltre i legami di sangue o di appartenenza etnica, aprendoci a una comunanza universale che abbraccia ogni diversità. La Bibbia, nelle sue parti più mature, racconta una fraternità che supera i confini del popolo eletto per fondarsi sull’origine comune di tutta l’umanità. Le genealogie e i racconti della creazione testimoniano che la Terra e i suoi beni appartengono a tutti e non soltanto a pochi privilegiati.
Proprio su questa visione si radica l’enciclica Fratelli tutti, che richiama il valore intrinseco e inalienabile di ogni persona, in qualsiasi tempo e circostanza. La fraternità, ha ricordato il Papa, è il nome più autentico della prossimità e ci spinge a riscoprire il volto dell’altro, riconoscendo persino nell’avversario e nel povero il riflesso del Mistero divino.

Il Pontefice ha poi esortato i partecipanti a sviluppare percorsi locali e internazionali capaci di generare nuove forme di carità sociale, alleanze tra diversi saperi e solidarietà tra le generazioni. Ha chiesto che questi cammini non escludano i poveri, ma li vedano protagonisti attivi, portatori di discernimento e parola. Solo un’«alleanza dell’umano», fondata non sul potere ma sulla cura, non sul profitto ma sul dono, non sul sospetto ma sulla fiducia, potrà costituire il terreno fertile per un’economia che non uccide ma allarga la partecipazione alla vita. Cura, dono e fiducia non sono optional o virtù marginali, ma i veri pilastri su cui fondare un modello sociale ed economico capace di restituire dignità e futuro. Il Papa Leone ha consegnato quindi una visione che non si limita a condannare i conflitti, ma che propone la fraternità come via maestra per affrontare le sfide del presente e del futuro. Un messaggio che si apre al mondo intero, invitando ogni persona a chiedersi e a chiedere agli altri: «Fratello, sorella, dove sei?».

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