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Una serata intensa, semplice ma soprattutto vera, così Peppe Livoti, presidente dell’associazione “Le Muse”, ha definito l’incontro su Rosella Staltari, la venerabile, suora delle Figlie di Maria Santissima Corredentrice, morta a Palermo all’età di 22 anni.
Alla presenza della madre superiora della Congregazione, suor Carla Nostro, di un folto e affezionato pubblico de “Gli appuntamenti della domenica a Le Muse”, ha aperto la serata il Coro Giovanile Laudamus, diretto da Enza e Marina Cuzzola, accompagnati da Francesca Latella al Flauto e da Bruno Benedetto alla tastiera. La professoressa Orsola Labate, vice presidente de Le Muse, ha presentato il volume della commedia di Oreste Arconte: “Rosella Staltari la Selvaggia diventata santa”, Laruffa Editore.
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Correlatore monsignor Antonino Denisi, decano del capitolo metropolitano, presente l’editore Domenico Laruffa. I brani sono stati letti dal laboratorio di lettura composto da C. Condello, M. Conti, S. Impalà, S. Milardi e M. Priolo. La professoressa Latella, consapevole che il teatro si giudica sul palcoscenico ha precisato: «Stasera si tratta di una recensione letteraria. Leggendo, tuttavia il testo, si può immaginare una rappresentazione teatrale fluida nello svolgimento dell’azione».
La commedia di Oresta Arconte racconta la vita straordinaria di Rosella Staltari dichiarata venerabile da papa Francesco nel dicembre 2020. «Attraverso i dialoghi dei personaggi, l’autore dà rilievo ai valori e ai significati storici: contestazione del ’68 con le lotte degli studenti e degli operai per la conquista dei diritti, la modernità, il trasformismo nella Chiesa con il Concilio Vaticano II, i Moti di Reggio per il Capoluogo di Regione.
Tutto ciò emerge soprattutto nei dialoghi di Rosella e Tina, sua compagna di camera. Tina vorrebbe essere vicina al fidanzato Giovanni che lavora alla Fiat, a Torino, per lottare assieme a lui. Rosella, riporta la discussione su un piano spirituale e ammonisce: «La violenza si vince solo con l’amore. Il mondo migliora solo se non si esclude Dio dall’esistenza».
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Don Denisi ha ribadito che «il teatro è la via maestra di formazione delle menti ma soprattutto del cuore e delle coscienze. Indaga sulla profondità dell’animo umano dove lo spirito dell’uomo e della donna incontra Dio. Il Teatro religioso - ha aggiunto - ha una funzione pedagogica: trasmette valori spirituali e religiosi. Arconte ha scandagliato l’animo profondo di Rosella mettendo in evidenza il suo incontro con Dio». Il decano ha concluso affermando che «bisogna individuare in Rosella una spiritualità mistica che solo pochi santi hanno avuto e che dal testo di Arconte emerge chiaramente».
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Sono stati giorni anche di scambio di conoscenza ed esperienza sul campo per i presenti
Ad illustrarlo il commissario della Fondazione Anton Giulio Grande e il direttore Luciano Vigna La