Reggio Calabria, volontari Centri d’ascolto Caritas: al via un percorso formativo diocesano
L’iniziativa è rivolta a giovani e adulti, l’obiettivo è avvicinarli alla cura e all’ascolto dei bisognosi
Calabria fanalino di coda in Italia, nel 2020 (anno dello scoppio della pandemia da Covid 19), per Livelli essenziali di assistenza (Lea). Ovvero le prestazioni che il Servizio sanitario eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket.
Il quadro che viene fuori dalla cosiddetta Griglia Lea prodotta dal Ministero della Salute, preso in esame dalla Fondazione Gimbe e rilanciato nel suo ultimo Report. Dati che evidenziano una situazione di profonda disuguaglianza nell’accesso alle cure per i cittadini del nostro Paese: soltanto 11 Regioni adempienti, e di queste appena 8 in tutte e tre le aree dell’assistenza sanitaria, ossia la prevenzione, l’assistenza distrettuale o territoriale e quella ospedaliera. In fondo alla classifica dei Lea c'è la Calabria.
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In particolare, per quanto riguarda la Calabria, nel 2020 il punteggio totale degli adempimenti della Regione sulle cure essenziali, ovvero le prestazioni che il Servizio sanitario eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, è di 129,4 (punteggio max 300). La regione, inoltre, si è posizionata ultima tra le regioni e province autonome ed è risultata inadempiente secondo il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg) perché ha registrato un punteggio insufficiente nell'area della prevenzione (32,73 su 60), nell'area distrettuale (48,18 su 60) e nell'area ospedaliera (48,44 su 60).
I dati, come ricorda Gimbe, fanno riferimento al 2020 e, «date anche le segnalazioni dei cittadini ai servizi di tutela ed informazione e agli sportelli sul territorio di Cittadinanzattiva, la situazione potrebbe essere ulteriormente peggiorata», afferma in una nota l'associazione nell'analizzare il report della Fondazione Gimbe.
La realtà - ancora Cittadinanza attiva - «ci racconta che oggi non esiste soltanto una spaccatura Nord/Sud ma anche fra aree dello stesso territorio e che quelle che in passato venivano identificate come Regioni modello presentano anch’esse importanti criticità o disuguaglianze profonde».
Secondo l'associazione che si occupa della tutela della salute dei cittadini a parlare "chiaro" sono ad esempio i dati sulle liste di attesa, fenomeno che ormai interessa gran parte del territorio nazionale. Così copresentati dalla stessa Cittadinanzattiva poche settimane fa sulla desertificazione sanitaria che, a partire dalla carenza di medici, interessa ben nove regioni: Lombardia (in particolare le province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Lodi, Milano) e Piemonte (Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli), seguite dal Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Udine, Trieste) e dalla Calabria (Cosenza, Crotone, Reggio Calabria, Vibo Valentia), da Veneto (Treviso, Venezia, Verona), Liguria (Imperia, La Spezia, Savona) ed Emilia Romagna (Parma, Piacenza, Reggio Emilia), dal Trentino Alto Adige (entrambe le province autonome di Bolzano e Trento) e dal Lazio (Latina e Viterbo).
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«In questa situazione, quello che ci sembra evidente è che la riforma dell’autonomia differenziata o peggio ancora del “regionalismo asimmetrico” – come definito nella relazione di accompagnamento alla proposta di riforma – è un provvedimento nato vecchio che non fotografa la complessità della situazione in cui versano i servizi sanitari pubblici sul territorio ma che sicuramente sarebbe il colpo di grazia per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale», dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva.
«Bene hanno fatto i sindaci dell’Anci a bloccare il dibattito, chiedendo più tempo su argomenti così impattanti per l'assetto istituzionale della nostra Repubblica».
L’iniziativa è rivolta a giovani e adulti, l’obiettivo è avvicinarli alla cura e all’ascolto dei bisognosi
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Il valore del misericordia, del dono di sé agli altri e del mettersi ancora oggi alla sequela del Signore sono i temi approfonditi e condivisi dall’arcivescovo durante la Messa Pontificale di ieri.