Avvenire di Calabria

Al convegno del 3 giugno, organizzato dall’arcidiocesi reggina–bovese e dalla Caritas, parteciperà anche il professor Salvatore Speziale

L’esperto: «Migranti, realtà storica e complessa»

Francesco Creazzo

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Il professor Salvatore Speziale è Docente di storia dell’Africa mediterranea, Storia moderna e Storia dell’Europa mediterranea all’Università di Messina, e interverrà all’incontro “Africa, Asia Europa. Uomini in cammino nel tempo e nello spazio” organizzato dall’arcidiocesi e dalla Caritas di Reggio Calabria Bova.

Professore, le migrazioni non sono certo una cosa nuova...
Le migrazioni sono un fenomeno che ha accompagnato tutta la storia dell’umanità. Cambiano le direzioni ma le motivazioni spesso sono simili.

Quali sono le similitudini tra le grandi migrazioni del passato e quelle odierne?
Senza dubbio i motivi sono uguali: le migrazioni europee verso africa ed asia, nell’800, per esempio, sono legate a motivi politici, religiosi ed economici, soprattutto. Questi aspetti li ritroviamo nelle migrazioni di oggi.

Attorno a questa ondata di persone c’è una forte attenzione mediatica, e storicamente gli stranieri sono stati agitati come spauracchio per fini politici...
Non è un fatto nuovo. Negli anni dell’emigrazione europea verso gli Stati Uniti, tra l’800 e il 900, non c’erano i social media ma c’era la stampa: se noi la analizziamo, riscontriamo il fatto che vi erano fenomeni di allarmismo sociale. Lo stesso accadde con le migrazioni clandestine degli italiani in nordafrica, nei territori francesi: i migranti italiani venivano sistematicamente additati come possibili problemi. Vi sono analogie molto forti tra passato e presente. Inoltre va detto che, in questo tipo di campagne politiche, l’immigrazione viene sempre presentata come emergenza. Se un’emergenza dura 20 anni, che emergenza è? Tutti i governi che si sono succeduti hanno fornito risposte estemporanee che non hanno individuato un piano di lavoro sul lungo periodo.

«Aiutiamoli a casa loro», quanto c’è di vero e fattibile in questo slogan?
Si tratta di uno slogan coniato già nel passato, un punto politico presentato storicamente da vari rappresentati di tutta Europa. La cooperazione internazionale è una cosa complessa e articolata, specialmente in Africa. Spesso questo atteggiamento è una scusa per liberarsi dalla responsabilità di un’azione umanitaria nel Mediterraneo.

Le migrazioni sono storicamente, ma anche attualmente, uno dei campi preferiti dai teorici del complotto. Come far capire che non esiste alcuna regia occulta dietro questi fenomeni?
L’immigrazione africana attraverso il Mediterraneo e verso l’Europa non è che una minima parte delle migrazioni nel mondo e specialmente di quelle all’interno dello stesso continente africano. Gran parte delle migrazioni sono interne, specialmente dai paesi che sono teatro di conflitti: la gente si sposta verso le nazioni limitrofe. Pensi che l’Uganda ospita 1,4 milioni di rifugiati, solo per citare un esempio. Non c’è nessun complotto che li spinge verso l’Europa. Chi giunge qui, spesso, ci arriva dopo anni. La prima cosa che fa è cercare rifugio in un paese vicino che presenti condizioni di stabilità, solo dopo, magari per ragioni economiche, è costretta ad affrontare il viaggio attraverso il deserto, la permanenza nei lager libici e, infine, la traversata del Mediterraneo.

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