Avvenire di Calabria

L’ex presidente Arcigay: «Sindaco, l’agire non sia eterodettato!»

Viene prima la tessera del partito o gli interessi della Città? Lucio Dattola scrive a L'Avvenire di Calabria

Lucio Dattola *

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La querelle sulla campagna contro l’aborto dell’associazione ProVita&Famiglia con il sindaco di Reggio Calabria si è presentata come un pendolo tra difesa della vita e dignità della donna, libertà di autodeterminazione e valori non negoziabili, libertà di scelta e di opinione. Almeno il confronto in città è vivo. 

Nemmeno il referendum abrogativo dell’81 ha placato questo dissidio che favorisce affermazioni retoriche ed ideologiche da entrambe le parti. È ovvio che l’associazione imposti una campagna contro l’aborto e non stupisce che un sindaco PD, forse bacchettato, si erga a difensore della dignità della donna e della libertà di autodeterminazione.

Sul piano delle responsabilità, però, esistono differenze importanti e non riconoscerle genera un danno, ove si parla di responsabilità istituzionali agite su idee di partito o di casacca di qualunque colore: sembra che l’agire sia eterodettato e l’interesse sia utile ad altro, fuorchè alla città.

Quando è iniziata la campagna contro l’aborto, rientrando dal tribunale, ho visto i manifesti già autorizzati. Ho creduto di aver capito male. L’amministrazione con cui ho collaborato per le unioni civili, autorizza una tale la campagna? Ai primi lanci che chiarivano la posizione del Comune e la decisione del sindaco di oscurare i manifesti, sono rimasto stupito: la prova di forza è stata già vinta dal sindaco, ma come ed a che prezzo? Oscurare una campagna pubblicitaria autorizzata è già un’ammissione di colpa. 

Ancor più pesante per chi si occupa dei fatti della propria città e si batte per costruire la propria dimensione di vita è il silenzio-rifugio del sindaco, non sulle provocazioni, ma sulla mancanza di confronto con la cittadinanza per spiegare la propria azione, in modo da non imporla. Era l’occasione per provare a recuperare quella fiducia citata al neoconsiglio metropolitano.

Gran parte di noi si è sentito “oscurato” per il deficit di coinvolgimento, unico metodo per costruire una partecipazione consapevole, capace di indirizzare il cambiamento nell’interesse di Reggio. Escludendo il confronto/scontro con persone e idee differenti, non creeremo alcun dialogo pubblico e privato utile allo scopo. 

Reggio continua a retrocedere nella sua vocazione di meta di incontro tra culture e sensibilità diverse, dimenticando le proprie radici e perdendo i suoi giovani, emigrati altrove insieme alle opportunità di sviluppo.

Servono spazio e tempo per ripartire in questa Città del Sole che valorizzi le proprie risorse e le metta a sistema non con l’obiettivo di primeggiare, ma di ritrovare sé stessa. Dobbiamo promuovere una pacificazione ad ogni livello, unico strumento di libertà singola e collettiva, di cui l’istituzione è maggiormente responsabile, ma che non esime nessuno dal fare la propria parte.

* Già presidente Arcigay Reggio Calabria

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