Avvenire di Calabria

È nato a Roma un osservatorio di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi

L’impegno della Chiesa per purificare la fede dalle mafie

Redazione Web

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È nato a Roma un osservatorio di analisi, studio e monitoraggio dei fenomeni criminali e mafiosi.  “Liberare Maria dalla Mafia e dal potere criminale”: questo è il nome dato all'iniziativa promossa dalla Pontificia Academia Mariana Internazionale guidata da padre Stefano Cecchin. Un'intera mattinata, moderata dal giornalista Fabio Bolzetta, alla quale sono intervenuti diversi studiosi alla presenza, fra gli altri, di sacerdoti di strada, magistrati impegnati contro i fenomeni criminali e i vertici delle Forze dell’ordine.

Ad aprire l’incontro la lettura del messaggio di papa Francesco che qualche settimana fa ha scritto a padre Cecchin per esprimere “apprezzamento” per l’iniziativa sottolineando l’importanza di escludere una “religiosità fuorviata” e liberare la devozione mariana “da sovrastrutture, poteri o condizionamenti che non rispondano ai criteri evangelici di giustizia, libertà e solidarietà”. Il Papa, nella lettera anticipata dal settimanale mariano Maria con Te, ribadisce, ancora una volta, che la Madonna non deve essere più oggetto di manipolazioni e manomissioni del suo culto. Per questo è “necessario che “lo stile delle manifestazioni mariane sia conforme al messaggio del  Vangelo e agli insegnamenti della Chiesa”.

L’azione dell’Academia, spiega padre Cecchin, si collega “idealmente” all’anatema di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento nel 1993 e a quello di papa Francesco a Cassano allo Ionio, il 21 giugno 2014: i mafiosi, ha detto Bergoglio in Calabria,  “non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”. E proprio in Calabria la Conferenza episcopale regionale ha dato alle stampe la seconda edizione aggiornata di un volume  La ‘ndrangheta è l’antivangelo (curata dai sacerdoti Filippo Curatola, Enzo Gabrieli e Giovanni Scarpino” per l’editrice Tau) con la presentazione del presidente dei vescovi calabri, monsignor Vincenzo Bertolone. Il volume raccoglie i documenti e i pronunciamenti della Chiesa calabrese in materia di contrasto alla criminalità organizzata a partire da una lettera pastorale per la Quaresima datata 1916. Il tema è ancora attuale da far ribadire, ancora una volta, al presidente dei vescovi della regione, che “la mafia non ha nulla a che spartire con il cristianesimo”.

Oltre alla seconda edizione del volume che “smaschera la mafia di tipo calabrese come anti-evangelo”, dice a Famiglia Cristiana monsignor Bertolone, la Cec è alla vigilia della promulgazione di “Linee-guida per un sentire comune del clero e dei fedeli delle Diocesi di Calabria”, finalizzate a “definire l’essenza di questa pseudoreligione mafiosa”. I Vescovi affermano che essa “va  qualificata come un culto del potere assoluto dei capi e del prestigio che ne deriva. Nell’universo mafioso, infatti, il potere è più importante della ricchezza economica e di qualsiasi altra cosa: e questo va smascherato e gridato dai tetti, soprattutto quanto i mafiosi cercano di inquinare la fede e la devozione popolare mariana, così sentita nel popolo calabrese”. Lo avevano capito i “martiri” per “mano mafiosa, come il beato Pino Puglisi (primo martire della fede tra i membri del clero) e il Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, che – aggiunge il presule - ci si augura possa dalla Chiesa esser riconosciuto come primo martire della fede nel popolo laicale. Essi saranno i nostri-punti-forza per liberare la religiosità popolare mariana da ogni inquinamento criminale, da ogni virus letale, da ogni zizzania malefica”.

La Calabria, si legge nel testo della Cec, è stata la prima regione ecclesiastica italiana, a promuovere un corso di formazione per gli studenti di teologia ed aperto ai laici sul tema “La Chiesa di fronte alla ‘ndrangheta” giunto al suo quarto appuntamento. “La convinzione (supportata da autorevoli e costanti inter-venti dei pastori e attualmente da papa Francesco) è che ogni forma di mafia – ’ndrangheta compresa – produca una cultura di fatto atea, antitetica con il Vangelo, perché mette un uomo o una organizzazione al posto di Dio”, scrivono i curatori del volume evidenziato che “c’è da combattere la criminalità organizzata, c’è anche da combattere una cultura mafiosa che si aspetta gli inchini da questo o da quel politico, da questo o da quell’imprenditore, da questo o da quell’uomo di Chiesa”. “Loro ci provano in ogni occasione, ma noi dobbiamo spezzare  in qualche modo questa spirale” scrive don Enzo Gabrieli sul settimanale della diocesi di Cosenza – Bisignano che dedica al tema uno speciale.

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