Avvenire di Calabria

Oggi escono gli ultimi sei episodi di "Mare fuori" sulla piattaforma Raiplay: di carcere minorile ha parlato anche il monologo di Fagnani dall'Ariston

Il fenomeno “Mare fuori” e il monologo della Fagnani: le mafie si battono con l’educazione

Finalmente anche la cultura mainstream si accorge che per battere le mafie l'arma più potente è quella dell'educazione delle giovani generazioni

di Redazione Web

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Oggi escono gli ultimi sei episodi di "Mare fuori" sulla piattaforma Raiplay: di carcere minorile ha parlato anche il monologo di Fagnani dall'Ariston. Finalmente anche la cultura mainstream si accorge che per battere le mafie l'arma più potente è quella dell'educazione delle giovani generazioni.

In queste ore sono stati pubblicati sulla piattaforma di RaiPlay gli ultimi 6 episodi della terza stagione di "Mare fuori", prison drama diventata serie cult a tal punto che i diritti internazionali sono stati acquistati da Netflix. Un successo per il cinema italiano, ma il vero - grande - dato è il tema trattato senza sconti: la vita in un carcere minorile, le responsabilità degli adulti e i fallimenti di giovani senza speranza.


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Senza voler spoilerare troppo, una delle frasi più importanti della terza serie, avviene durante lo scambio tra il comandante della penitenziaria in servizio all'Ipm di Nisida e il baby boss della Paranza: «Quando scegliete di fare i camorristi, avete una data di scadenza segnata in fronte».

Un scena senza fronzoli, appunto. Che smitizza il crimine a tratti esaltato proprio da alcune serie televisiva del passato. La camorra così come la 'ndrangheta portano a un destino tra carcere e morte. Violenza e paura, solitudine e lacrime. Questa è la mafia da raccontare alle giovani generazioni: senza fascinazione alcuna, ma sbattendo in faccia il mostro che è.


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Ad oggi, "Mare Fuori" ha già registrato oltre 30 milioni di visualizzazioni online (dato da aggiornare con l'inevitabile boom delle ultime sei puntate pubblicate da poche ore) e, il tutto, senza essere mai andata in onda sul piccolo schermo (uscirà mercoledì 15 febbraio su Rai Due per 6 settimane).

Il monologo di Fagnani a Sanremo 2023

Il tema del carcere minorile con riferimento proprio ai giovani detenuti di Nisida è arrivato pure all'Ariston con la giornalista Francesca Fagnani. Ecco il testo integrale:

«Non tutte le parole sono uguali. Alcune devono abbatere i muri per essere sul palco di Sanremo. Parole che provengono dal Carcere minorile di Nisida. Della pena loro non se ne fanno niente. "Siamo qui per i soldi, per fare i brillanti. Catturare l'attenzione. Non ho paura se faccio le cose per rabbia. Vogliamo che la gente sappia che non siamo bestie o killer per sempre. Non ho mai pianto. Ho rivisto mio padre dopo anni e lì ho pianto» 

«Perchè l'hai fatto? Risposta non c'è. Bisogna andare indietro. Hanno 15 o 18 anni, con lo sguardo perso e occhi che chiedono aiuto ma non si sa a chi. La scuola li ha abbandonati, gli assistenti sociali anche. I genitori non ce l'hanno fatto».


PER APPROFONDIRE: Mare fuori, monologo Fagnani e l'impegno quotidiano a Reggio Calabria: parla Roberto Di Palma


«Gli adulti mi dicono che sarebbero andati a scuola. In quel quartiere solo la scuola ti può salvare. Lo Stato non può esistere solo attraverso le forze di polizia. Lo Stato dovrebbe garantire pari opportunità ai giovane come la democrazia italiana dice».

«Se non riesci a trovare un lavoro torni in carcere. In Italia la prigione serve solo a punire e non a rieducare: tutto il giorno a fare nulla e magari siete in sovrannumero. Un magistrato ha detto che i detenuti non devono passare per vittima e non devono essere picchiati ma perchè lo Stato non può esssere violento come chi arresta. Chi esce dal carcere deve uscire meglio di come è entrato, per rispetto dell'art. 27 della Costituzione. Che uno spacciatore o un ladro che sia, una volta uscito, cambi mestiere».

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