La sapienza, ma anche l’umiltà di Dio. Appartengono al progetto di vita di ciascun essere umano. «Nessuno è detentore di sapere assoluto. Il nostro sapere lo partecipiamo. È questa la grande sfida di oggi: mettere in rete le nostre conoscenze». Ha detto, non a caso, l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, in occasione della messa per gli universitari reggini, celebrata, domenica 16 gennaio, presso la Chiesa protopapale Santa Maria Cattolica dei Greci.
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Il momento liturgico è stato organizzato dalla Pastorale universitaria dell’arcidiocesi reggina - bovese, guidata dal don Valerio Chiovaro, con lo spirito che contraddistingue la sua azione rivolta al mondo accademico: stimolare alla lettura della realtà del nostro tempo e sostenere la dimensione spirituale di coloro che stanno già vivendo o desiderano iniziare un cammino di fede.
Messa universitari, la riflessione di Morrone
La riflessione del presule è partita proprio dall’etimologia del termine «Università, dal latino universitas che significa universo». Quell’universo, ha detto Morrone, in cui ciascuno di noi è una piccola parte, rispetto alla conoscenza». Il rischio da evitare, per l’arcivescovo, è però fare la fine della settorializzazione del sapere che porta a difficoltà di comunicazione con l’altro. Ecco perché, ha aggiunto, la vera sfida è la condivisione della conoscenza. Quel sapere che è vita, «la nostra vita su cui il Signore ripone le sue attenzioni». È proprio Dio che «ci offre l’esempio da seguire».
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Nonostante la sua sapienza, «il Signore ha scelto di metterla da parte, facendosi carne per subire tutto ciò che ha patito nel diventare “figlio”. È venuto tra noi per colmare le nostre mancanze, senza però togliere spazio alla nostra libertà. Ha vissuto la nostra umanità, perché ci ama». È questa l’immagine del resto emersa dalla liturgia della Parola, nel racconto di Giovanni dell’episodio legato alle Nozze di Cana. Insomma, ha detto ancora il vescovo, «non può esserci conoscenza senza amore. È nell’amore che noi viviamo e cominciamo a conoscere». Anche i numeri non sono dati assoluti. «Diranno - ha concluso Morrone - uno più uno dà come risultato due. Ma se a quel numero se ne inserisce un terzo che è l’amore, quell’uno più uno non è più un numero, ma una relazione. Ciò che desidera nostro Signore».