Avvenire di Calabria

Sono passati sei anni da quando a Reggio Calabria arrivarono 45 salme dei migranti morti in mare nelle acque dello Stretto

La Chiesa di Reggio Calabria ricorda i migranti morti in mare nel 2016

I giorni a cavallo tra maggio e giugno 2016 hanno lasciato una traccia indelebile in quanti li hanno vissuti in prima persona

di Redazione Web

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Sono passati sei anni da quando a Reggio Calabria arrivarono 45 salme dei migranti morti in mare nelle acque dello Stretto. I giorni a cavallo tra maggio e giugno 2016 hanno lasciato una traccia indelebile in quanti li hanno vissuti in prima persona.

Reggio Calabria, la tragedia dei migranti morti in mare nel 2016

Nel porto di Reggio Calabria arrivò la nave militare "Vega" con a bordo 629 migranti e 45 corpi recuperati in mare dopo l'ennesimo naufragio avvenuto al largo della Libia. I cadaveri raccolti in mare appartentevano a 36 donne, sei uomini e tre minori con età che vanno da sei mesi a due anni. Tra i sopravvissuti c'erano 419 uomini, 138 donne e 72 minori di varia nazionalità (Pakistan, Libia, Senegal Eritrea, Nigeria, Siria, Marocco e Somalia).


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Dei migranti arrivati in Calabria, 155 provenivano dal barcone che si è rovesciato al largo delle coste della Libia. Alle operazioni di sbarco, coordinate dalla Prefettura di Reggio Calabria, hanno partecipato i rappresentanti del Comune di Reggio, delle forze di polizia, dell'Azienda sanitaria e ospedaliera e del 118, le associazioni di volontariato e degli organismi umanitari


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36 donne, 3 bambini e 6 uomini hanno trovato sepoltura, nella nuda terra secondo la tradizione dell'Islam, grazie all'Amministrazione comunale di Reggio Calabria che ha reso disponibile un'area nel piccolo cimitero di Armo, un frazione collinare della città, in cui già sono sepolti cittadini di varie religioni.

Sul luogo è intervenuto un progetto della Caritas nazionale su input di Caritas Reggio Calabria. L'obiettivo è creare un luogo simbolico ed educativo per tutta la comunità. Con tombe curate e lapidi con i nomi e i simboli delle varie religioni di appartenenza. E un monumento che ricordi la Porta d’Europa a Lampedusa ma rappresenti invece una porta spezzata, a ricordare tutti coloro che non ce l’hanno fatta ad attraversare il Mediterraneo.

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