Avvenire di Calabria

L'omelia pronunciata dall'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova in occasione della Giornata mondiale della vita consacrata

Morrone ai consacrati della diocesi: «Siate la parte innovativa della Chiesa»

Il presule: «Oggi celebriamo la festa dell'incontro tra il Signore e ciascuno di noi, parte viva della schiera di suoi testimoni»

di Fortunato Morrone *

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L'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha presieduto ieri in Cattedrale la celebrazione eucaristica per la Giornata mondiale della vita consacrata. Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell'omelia pronunciata dal presule.

Giornata mondiale della vita consacrata, l'omelia del vescovo Morrone: ecco il testo integrale

Carissime e carissimi,
risuona ancora oggi il tema natalizio della luce ben espressa nel rito introduttivo della liturgia: con le candele accese siamo andati incontro al Signore, vera luce di tutte le genti, colui che infiamma di speranza la nostra vita e consola i nostri cuori.

L’incontro del bimbo Gesù con Simeone e Anna rappresentanti dell’Antico che incontra il Nuovo, come compimento dell’attesa d’Israele, ci rivela che la nostra vicenda umana non è abbandonata a sé stessa poiché questa storia appartiene a Colui che si prende cura dei figli dell’uomo e non degli angeli: siamo oggetto della Sua custodia.


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Non si tratta più di cercare Dio in qualche tempio perché è Lui nel suo Figlio Gesù a venirci incontro. Il nostro tempio è Lui e la nostra vita è il suo tempio: si tratta allora di riconoscerlo nel suo incessante venire per incontrarci, in ogni tempo, in ogni uomo. Pertanto «le cose più importanti del mondo non vanno cercate, vanno attese» (Simone Weil). Prima o poi, se la nostra è un’attesa fiduciosa, operosa e paziente, come quella di Simeone a Anna, anche i nostri occhi vedranno la Sua consolante salvezza.

In realtà se siamo qui è perché stiamo celebrando il giorno in cui abbiamo riconosciuto Gesù come Signore e l’abbiamo accolto nella nostra vita quale motivo e ragione luminosa della nostra esistenza. Non è lui che desiderava il nostro cuore o ci siamo sbagliati?

Consacrati e consacrate, testimoni dell'incontro con il Signore

Oggi celebriamo la festa dell’incontro tra Lui e ciascuno di noi, la semplice confessione che il Suo venirci incontro, il Suo precederci, è stato per noi puramente Grazia. In fondo in tutti questi due ultimi millenni tanti uomini e donne lo hanno incontrato e hanno riconosciuto in lui il senso della loro vita, il fine dell’incessante e mai esausta ricerca di gioia.

Vita Consacrata, il vescovo Morrone durante la celebrazione della Giornata

Non vi sentite anche voi, cari fratelli e sorelle, religiosi e religiose, parte viva, oggi, di una innumerevole schiera di testimoni il cui unico motivo della vita consacrata nella Chiesa per il mondo è il Signore? Non avete votato totalmente a lui tutte le energie del vostro essere uomini e donne e, a causa di Lui e unicamente per il Suo vangelo, vi siete posti a servizio di tanti fratelli e sorelle, specialmente degli ultimi, con tutto il vostro cuore nel solco del carisma del vostro Istituto?

Ciascuno e ciascuna di voi potrebbe raccontare il momento cruciale dell’incontro con il Signore che ha “dato una svolta decisiva alla vostra vita” (cfr. Benedetto XVI). Fatene memoria grata come parte viva della grande famiglia di consacrati che nel corso dei secoli, incarnando il coraggio profetico della Chiesa, sono stati protagonisti di una storia di benedizione e promozione dell’umano vivere secondo lo spirito evangelico.

Come compagni di viaggio, tante religiose e tanti religiosi, hanno condiviso le storie di una moltitudine di fratelli e sorelle, indipendentemente dal loro credo, promuovendo cultura e saperi, aprendo nuove vie di solidarietà sociale ed economica soprattutto nei momenti di crisi epocali e di smarrimento generale, rilanciando la speranza, specialmente per coloro che vivevano situazioni di ogni genere di povertà.

Vita Consacrata, un dono del Signore

Non vi sentite parte integrante, ma innovativa, di questa bella compagnia che incessantemente nella chiesa ha posto il Vangelo come criterio ultimo di ogni necessario rinnovamento a vantaggio di questo mondo amato da Dio? Voi che per grazia avete assunto radicalmente le Beatitudini del nostro unico Maestro come bussola per procedere in avanti ai fratelli nella Chiesa, non avvertite in questo difficile transito epocale il soffio gagliardo dello Spirito che in papa Francesco ci spinge tutti fuori dai nostri sicuri recinti sacri per vivere insieme a tutto il popolo santo di Dio l’avventura della missione evangelica?

Perciò, non siete oggi felici dell’essere stati scelti dal Signore per servirlo nella Sua Chiesa, segno e sacramento della Sua permanente presenza in questa nostra storia, qui nel territorio della nostra arcidiocesi?

Grazie carissime sorelle e carissimi fratelli per il vostro esserci e la vostra testimonianza profetica qui nella nostra Chiesa.

Certo, se il legame unico con il Signore e il Suo vangelo dovesse affievolirsi o venir meno come motivo fondante della vostra missione, allora la vostra personale opera, la vostra congregazione, il vostro istituto, rischia di trasformarsi in struttura autocentrata che tende a conservare sé stessa e declinarsi in prestazione filantropica o culturale. Forse è questo il motivo di fondo della cosiddetta crisi della vita religiosa che riflette la crisi generale di tutta la Chiesa quando si agita per le molte cose da fare, dimenticando l’unicum necessarium che sostanzia la differenza evangelica del cristianesimo: stare ai piedi del Signore in ascolto docile della Sua parola.

Morrone ai consacrati: «Siate avamposti della missione della Chiesa»

In realtà, in quanto voi siete avamposti nella missione della Chiesa, le sue spirituali antenne sensibili, le vostre crisi annunciano le nostre, ma le vostre intuizioni aprono a tutta la chiesa nuovi sentieri di evangelizzazione e di cammini ecclesiali.

«Chi tiene lo sguardo su Gesù impara a vivere per servire …voi siete chiamati a immettere nel mondo il suo stesso sguardo, lo sguardo della compassione, lo sguardo che va in cerca dei lontani; che non condanna, ma incoraggia, libera, consola»(papa Francesco, 2.2.2020).


PER APPROFONDIRE: Consacrati, “sentinelle” di speranza


Pertanto, carissimi e carissime, accogliendo i sentimenti della nostra gente e a nome delle nostre comunità esprimo riconoscenza, stima e fiducia del vostro lavoro apostolico che, senza logiche di interesse e di calcolo, si spende così generosamente nella nostra chiesa e nel nostro territorio, soprattutto in questa bella avventura del cammino sinodale che spero vi veda protagonisti.

Mantenete allora fisso lo sguardo su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2), motivo ultimo della nostra gioia.

+ Fortunato Morrone
* Arcivescovo di Reggio Calabria - Bova

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