Avvenire di Calabria

All’interno della Cattedrale, oggi si concludono i lavori che hanno visto impegnata la Chiesa guidata da monsignor Luigi Renzo per oltre un quadriennio

Oggi si conclude il Sinodo diocesano della Chiesa di Mileto

Un passaggio epocale per i fedeli, secondo il pastore, che rilancia l’impegno pastorale alla luce della trasmissione della "Buona Notizia"

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Sia pure con le restrizioni imposte dalla pandemia del Covid-19, oggi, domenica 20 giugno, si celebra nella Basilica Cattedrale il rito di chiusura del Sinodo Diocesano, già previsto per il 25 ottobre 2020, e che ha visto la diocesi impegnata per quattro anni nel discernere e tracciare una linea di futuro per la Chiesa di Mileto-Nicotera-Tropea.

Gli ingredienti, per così dire, che hanno caratterizzato il cammino sinodale fin dalla sua fase preparatoria e poi dalla sua indizione il 25 ottobre 2017 sono stati la voglia di partecipazione attiva, un profondo senso di Chiesa fatto di corresponsabilità condivisa e di schiettezza (parresia) nel porre i problemi e nel cercare prospettive di soluzione. Le sfide che oggi la Chiesa deve affrontare sono tali che non più restare in schemi tradizionali. Non si tratta più di salvare l’esistente a tutti i costi, ma occorre discernere cosa lasciare andare, cosa rinnovare in ordine alla sua missione nel mondo. È chiara a tutti l’urgenza di una conversione personale e pastorale che scaturisce da un cambiamento non tanto di cose da fare, ma di prospettive teologiche più profetiche ed aperte al nuovo. La chiesa non può continuare a fare affidamento sui resti di un cristianesimo tradizionale, ma deve presentarsi viva in una società che cambia.

Il Sinodo ha voluto creare questo nuovo interesse per la trasmissione della fede alle nuove generazioni alla luce dei cambiamenti culturali epocali che stanno stravolgendo gli stessi presupposti valoriali della convivenza sociale. La Chiesa non può far finta di nulla e chiudere gli occhi se non vuole tradire la sua stessa funzione di “lievito”.

A questo farà riferimento il vescovo Luigi Renzo nella sua omelia e su questo ha anche insistito nel suo Decreto di promulgazione del Libro del Sinodo, consegnato alla fine della celebrazione ai Pastori delle anime «perché sia fatto conoscere ai fedeli della diocesi al fine di attingervi sapienza dottrinale e linee pastorali sinergiche e condivise, in perseverante corrispondenza ai doni dello Spirito Santo. Attuando in noi e nei nostri organismi ecclesiali quella necessaria conversione pastorale e missionaria del cuore saremo in grado, con l’aiuto di Dio e la forza dello Spirito, di presentarci al mondo veramente come “Una Chiesa lieta di testimoniare il Vangelo” da tutti agognata».

Parlando dei temi dell’omelia odierna, monsignor Renzo ha aggiunto: «Nell’uscire dalla pandemia la nostra sfida oggi non è come ce la caviamo, ma come potrà essere la vita domani, come potrà essere la vita delle nuove generazioni, come possiamo essere più appetibili ed incisivi da cristiani capaci di dedicarci al bene comune per migliorare in spirito evangelico la convivenza umana». Poi le conclusioni che il presule ha anticipato ad Avvenire di Calabria: «Lo stile sinodale è un appello a trasformarci da Chiesa fatta di tradizioni statiche e intoccabili, a Chiesa “in uscita”, cioè in movimento, a Chiesa in crescita, in cui pastori e fedeli laici, grazie ad un dialogo vivo e costante e ad una condivisione fiduciale, camminano insieme nell’ascolto reciproco e nell’ascolto comune dello Spirito, verso la stessa meta».

Articoli Correlati