Avvenire di Calabria

I santi sono quelli che hanno saputo, ad imitazione di Gesù, dire di sì alla vita, sempre

Ognissanti, ricercare la santità della porta accanto

Enzo Petrolino

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L'identità cristiana è definita nella Lettera di san Giovanni, quando scrive: «Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Celebriamo oggi la festa di tutti i Santi perché hanno manifestato questa identità di figli di Dio. I santi sono quelli che hanno saputo, ad imitazione di Gesù, dire di sì alla vita, sempre.

Accogliendola dalle mani del Padre, come dono aperto sono capaci di trasformare tutto in perdono, in misericordia, in fraternità; e sono capaci di custodire la speranza sempre, nei momenti tranquilli della vita ma anche nei momenti tempestosi; e questi sono quelli che tengono in piedi il mondo. L’apostolo Giovanni, nella prima lettura, ricorda a ogni battezzato che è stato segnato con il sigillo della salvezza per l’eternità. Per questo nessuna tribolazione ci deve spaventare e nessun fallimento o pandemia scoraggiare.
 
Questo è tutto il nostro cammino tracciato dalle beatitudini: poveri in spirito, miti, affamati e assetati di giustizia, misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace, perseguitati per causa della giustizia, afflitti per il regno dei cieli. Ebbene, questo è il nostro progetto di vita, dobbiamo crescere come figli di Dio, come corpo di Cristo. Bisogna che Cristo si possa vedere attraverso di noi, bisogna che l’amore di Cristo si possa incontrare attraverso di noi. Che Cristo ci abbia amato duemila anni fa non è abbastanza, bisogna che quell’amore sia attuale, operi oggi, raggiunga oggi la povertà degli uomini, le necessità degli uomini e li raggiunge attraverso di noi. La beatitudine de “i poveri in Spirito”, costituisce per Matteo l’atteggiamento fondamentale per accogliere il Regno di Dio.
 
Dio ascolta la voce del povero proprio perché è un bisognoso. In queste otto frasi c’è la nostra vocazione, c’è il ritratto di quello che noi tutti siamo chiamati a diventare; non con le nostre capacità, che sono limitate, ma con l’azione dello Spirito Santo dentro la nostra vita. Ma dentro i nostri limiti c’è la possibilità di fare intravedere la presenza di Dio. Vale quindi la pena che queste “beatitudini” le impariamo a conoscere, ad amare e a interiorizzare, perché devono costruire dentro al nostro cuore dei desideri, delle inclinazioni, dei movimenti che conducono a decisioni radicali. È un processo lungo che abbraccia forse tutta la nostra vita ma rimane come un impegno che ci viene proposto. Sono la nostra risposta alla venuta di Dio, il nostro modo di accogliere la sua salvezza.
 
La vicinanza del Regno produce, dentro la storia del mondo e degli uomini comportamenti nuovi; dove Gesù passa, lì nascono degli atteggiamenti diversi. È Lui che li produce in noi, e non senza la nostra libertà. I santi, sottolineava nella prima Festa di Ognissanti Papa Francesco, il primo novembre 2013, sono «gli amici di Dio», perché nella loro vita «hanno vissuto in comunione profonda con Dio». E tracciando l’identikit dei santi, avverte che «non sono superuomini, né sono nati perfetti». I santi, «sono come noi», hanno vissuto «una vita normale», ma hanno «conosciuto l’amore di Dio” e lo hanno “seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie».
 
«I santi – aggiungeva il Papa – sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri». La gioia, dunque, è il tratto distintivo di tutti i santi, anche di quelli della porta accanto. «Lo Spirito Santo riversa santità dappertutto nel santo popolo fedele di Dio, perché Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo servisse nella santità. Nessuno si salva da solo».

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