Avvenire di Calabria

Ultimo tentativo del pastore della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropa nei confronti dell'Ente ispirato da Natuzza Evolo

Paravati, il vescovo Luigi Renzo tende la mano alla Fondazione

Redazione Web

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di Gaetano Currà - Malgrado il netto rifiuto della Fondazione di Paravati a collaborare con la Diocesi, rifiuto che nelle scorse settimane ha portato il Vescovo al Decreto di soppressione della stessa, con l'animo del pastore che va alla ricerca della pecorella smarrita, Mons. Luigi Renzo qualche giorno fa, ha voluto incontrare il Dott. Pasquale Anastasi per un estremo tentativo di dare spazio e futuro alla Fondazione, alla luce soprattutto degli ultimi eventi.

 
A seguito, infatti, della trasmissione al Ministero dell'Interno tramite la Prefettura di Vibo Valentia del Decreto di soppressione del 3 luglio con la relativa richiesta di revoca del godimento del riconoscimento di "fondazione di religione e culto" e di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto", è pervenuta la risposta dello stesso Ministero. Questo sollecita Mons. Renzo a voler "comunicare quanto l'E. V. vorrà disporre in ordine alla devoluzione del patrimonio dell'ente soppresso in conformità a quanto disposto dall'art. 20 della Legge 222/85". In altre parole, al punto in cui sono giunte le cose, la Fondazione, essendo stata soppressa dalla legittima autorità ecclesiastica, anche per la legge dello Stato perderà i suoi diritti non appena il Vescovo indicherà l'ente beneficiario destinatario degli stessi beni.
 
Volendo dare atto all'opera meritoria fin qui svolta dalla Fondazione e soprattutto alla generosità e dedizione dei Cenacoli di Preghiera diffusi dovunque, Mons Renzo, nel menzionato incontro richiesto al Dott. Anastasi, vista la situazione venutasi a determinare, ha voluto nuovamente tendere la mano di aiuto prospettando ciò che già altre volte aveva fatto di costituire, cioè, nel minor tempo possibile, una nuova Fondazione civilmente riconosciuta con finalità e presupposti sociali e assistenziali, senza riferimenti ad attività religiose di qualsiasi tipo. Questo potrà consentirgli di indicare proprio la Fondazione con la nuova personalità giuridica, quale ente destinatario del patrimonio e delle strutture realizzate.
 
Il suggerimento può far male, ma, dopo quanto avvenuto per poca lungimiranza e poca fede, non resta altro da fare, nella speranza che il complesso delle opere realizzate resti nell'alveo della spiritualità di Natuzza, la quale si dedicò esclusivamente al servizio della povera gente, in profondo spirito di obbedienza alla Chiesa. Non bisogna dimenticare che quando la Mistica reclamava la comunione col Vescovo, certamente non voleva dire che il Vescovo doveva stare per statuto nella Fondazione, ma che questa, pur con le sue peculiarità spirituali, unita al Vescovo, respirasse la bell'aria dell'appartenenza a pieno titolo alla Chiesa e dentro la Chiesa. Una Chiesa senza il Vescovo non è Chiesa e questa, per volontà divina, è un "popolo santo" gerarchicamente organizzato e guidato.
 
Qualora non ci sarà nemmeno questa volta la volontà di salire su questa scialuppa di salvataggio, vuol dire che Mons. Renzo indicherà come eredi al Ministero altri enti con analoghe finalità attivi nel territorio.
 
* Direttore dell’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni sociali di Mileto

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