Avvenire di Calabria

Politica Insieme, un «fare» diverso e lontano dagli isterismi

Il fondatore Zamagni promette che non ci sarà un «nemico» da combattere, ma la proposta costante di contenuti e obiettivi da raggiungere nelle aule istituzionali

Angelo Picariello

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C’ è davvero spazio per un nuovo soggetto politico «di ispirazione cristiana, autonomo e non confessionale»? La risposta è tutta nel simbolo del nuovo partito, ufficiliazzato domenica 4 ottobre, in un hotel del quartiere Aurelio di Roma. Occorrera muoversi “Insieme”, come recita il nome della nuova formazione in difesa di «lavoro e famiglia, solidarietà e pace», i valori che sormontano, nel simbolo, la corona di stelle dell’Unione europea.

Ma, letto all’incontrario, il simbolo stesso indica già quali siano i pericoli da scongiurare per fare di questa iniziativa una cosa meno velleitaria di quelle che l’hanno preceduta. “Insieme” significa che occorrerà essere inclusivi e nessuno dovrà pretendere di metterci il cappello sopra, per fini personalistici. In questo senso la scelta di una leadership plurale è già l’indicazione di un percorso, nella consapevolezza di non dover diventare il partito di questo o quello, dipendente dalle ambizioni e dalle rivalità di una persona sola.

L’altra scelta oculata è di natura valoriale. Non c’è partito oggi, e tantomeno schieramento, che possa sostenere di tenere insieme fra le sue priorità, la famiglia e la solidarietà, il lavoro e la pace. Tutti valori costituzionali, prima ancora che centrali nella dottrina sociale della Chiesa, eppure spezzettati a piacimento in quasi trent’anni di bipolarismo “drogato”, innaturale, che è stato innestato su un regime di democrazia parlamentare che mal si concilia con un sistema elettorale mirato solitamente a supportare democrazie di tipo presidenziale, basate su un bipartitismo consolidato.

Ma c’è un aspetto non adeguatamente sottolineato della piattaforma presentata dal professor Stefano Zamagni, la personalità più rappresentativa del comitato promotore il quale evidenzia, lui per primo, di non coltivare ambizioni in proprio, tanto che non farà parte nemmeno – a quanto risulta – dell’esecutivo del nuovo partito. Ebbene, Zamagni ha chiarito che esso non si caratterizzerà sulla tecnica comunicativa di “demolizione” degli avversari politici, ma si connoterà per indicare obiettivi, valori prioritari e soluzioni ai problemi, sempre in chiave positiva, costruttiva.

Niente di particolare, se non fosse che a un sistema di bipolarismo sghembo si è andato sovrapponendo progressivamente, nell’ultimo decennio, il fenomeno dei social sempre più assorbente, al punto che gli attuali leader politici sono stati quasi tutti selezionati sulle piataforme di Facebook e Twitter, mettendo in soffitta i partiti tradizionali, e con loro le sezioni e la mediazione giornalistica. Il risultato è quello che vediamo: una comunicazione politica sempre meno professionale, senza contradditorio, quasi sempre basata sulla tecnica più pagante sui social, ossia la messa in caricatura dell’avversario, poco importa se basata su notizie mistificate, dichiarazioni estrapolate: ognuno punta a coltivare il suo intento di alimentare e fomentare i propri sostenitori, amici e followers.

Pesano, certo, su questo nuovo tentativo politico i risultati negativi conseguiti da altre iniziative simili, quando – per di più – l’esperenza di un partito cattolico era più recente, e non ci si era di messa di mezzo una generazione che non lo ha conosciuto. Tuttavia vi sono alcune ragioni che consentono di sperare che questa volta possa andare diversamente. Innanzitutto la crescente consapevolezza, la palese evidenza, che di un soggetto simile ci sia effettivo bisogno, visto il livello della politica odierna. In secondo luogo potrebbe essere favorito, questo tentativo, da una legge elettorale proporzionale, magari con sbarramento non molto alto. Un partito del genere potrebbe avere effetto mitigatore, e farsi alleato in modo decisivo di un’alleanza che mostri maggiore disponibilità ad accettare la sua piattaforma, fatta di metodo e contenuti.

Infine, l’emergenza in cui siamo dentro: mai come in questo momento è apparso evidente a tutti, infatti, che una politica rissosa e parolaia è inadegata a fronteggiare gli eventi. Mentre c’è sempre più bisogno di una classe dirigente nuova, che metta al centro, di nuovo, i contenuti e il perseguimento del bene comune.

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