Avvenire di Calabria

La direttrice Mariangela Ambrogio analizza i numeri di un’emergenza per nulla rientrata dopo la pandemia

Povertà, Caritas reggina: «Sempre più famiglie in difficoltà»

L'allarme: «Tra coloro che si sono avvicinati ai nostri servizi ci sono tanti padri di famiglia rimasti senza lavora durante l'emergenza covid, anche tanti piccoli imprenditori»

di Francesco Chindemi

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Sono sempre più le famiglie in crisi a Reggio Calabria. Ad alimentare le sacche di povertà in riva allo Stretto non solo extracomunitari e categorie già svantaggiate. È il dato che emerge dal servizio svolto dalla Caritas diocesana, in raccordo con i Centri di ascolto parrocchiali e il Centro d’ascolto della diocesi “Monsignor Ferro”. In occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà abbiamo fatto il punto della situazione con i responsabili e volontari.

Povertà, i dati della Caritas diocesana di Reggio Calabria

Nel solo periodo gennaio - settembre di quest’anno, è aumentato il numero totale di persone che si sono rivolte al Centro d’ascolto “Monsignor Ferro” della Caritas diocesana di Reggio Calabria: quasi 950 contro le 874 registrate complessivamente nel 2021.


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Solo questo, è un segnale preoccupante dello stato di salute dell’economia cittadina e di conseguenza sempre più famiglie si trovano oggi a vivere una nuova condizione di povertà. E sono sempre più gli italiani a chiedere aiuto, soprattutto per sussidi economici e alimenti, con richieste quasi raddoppiate rispetto al dato totale dello scorso anno.

«Pensavamo che dopo la pandemia, alcune situazioni si potessero risolvere. Ed, invece - dice Mariangela Ambrogio, direttrice della Caritas diocesana - la situazione è peggiorata. La crisi internazionale, provocata dalla guerra in Ucraina, ha esposto a nuove difficoltà molte famiglie, a dover fare i conti con l’aumento dei costi di luce e gas e dei beni di prima necessità».

Nuove povertà, è allarme

Tra le persone che si rivolgono al Centro di ascolto diocesano e agli altri centri di ascolto parrocchiali, c’è un incremento di richieste nella fascia di età compresa tra i 30 e i 65 anni: dall’inizio dell’anno al mese di settembre quasi 900. «Significa - ancora Ambrogio - che in questa forbice ci sono tanti padri di famiglia».

Tra questi padri di famiglia - aggiunge la direttrice Caritas «ci sono anche imprenditori che hanno chiuso le loro attività a causa della crisi economica. Persone ritrovatesi improvvisamente in condizioni di povertà e che per la prima volta si sono rivolte ai nostri servizi». Non solo uomini, «ma anche donne con bambini e interi nuclei familiari, alcuni dei quali rimasti senza un tetto sotto il quale vivere, non avendo più la possibilità di pagare l’affitto». 


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Una condizione di povertà diffusa su tutto il territorio cittadino e, più in generale, diocesano che in periferia diventa più difficile da individuare. Ecco perché «prezioso diventa il contributo delle parrocchie e delle Caritas parrocchiali, grazie ai volontari è possibile intercettare tutte quelle sacche di povertà spesso “invisibili”».

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