Avvenire di Calabria

È l’esortazione di monsignor Giuseppe Schillaci, vescovo di Lamezia Terme, nel messaggio alla diocesi per il Natale

Prendiamoci cura «di chi non ha neanche più la forza di gridare»

Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

di Giovanna Pasqualin Traversa* - "Non lasciamoci sedurre dalle lusinghe di un individualismo sempre più chiuso, autoreferenziale, difensivo", e "non nascondiamoci dietro le seduzioni di un pessimismo distruttivo e disperato che non riesce a scorgere il bene ovunque esso si trovi; il bene riconosciamolo e incontriamolo soprattutto nei più lontani da noi, sia da un punto di vista sociale che da un punto di vista culturale e spirituale". È l'esortazione di mons. Giuseppe Schillaci, vescovo di Lamezia Terme, nel messaggio alla diocesi per il Natale.

"Il Bambino Gesù, con la sua radicale umiltà e povertà, conceda a ciascuno di noi di capire, di accogliere e servire i poveri non solo in chiave orizzontale e sociologica, ma di scorgere in loro un autentico orizzonte teologico", prosegue il vescovo. L’annuncio del Natale "è rivolto ai pastori, alla povera gente, agli esclusi, a coloro che non hanno titoli, riconoscimenti e onori, ma che in ogni modo sono e rimangono persone amate dal Signore. Un annuncio rivolto a tutti, uomini e donne, perché fratelli tutti". Se il Natale "è il mistero dell’incontro tra Dio e l’uomo in Cristo Gesù - il monito del presule -, noi come cristiani siamo chiamati a declinare questa capacità di incontrare e amare ogni uomo e ogni donna nessuno escluso.

Dio ci viene incontro per primo perché ci ama" e "l’uomo che si sente amato ama. E di sicuro colui che ama non fa mai male a nessuno. Non in modo astratto ma concretamente, nei fatti e nella realtà". E questo deve diventare un "programma di vita personale e comunitario. È il programma di sempre: il Vangelo!". "L’annuncio del Natale quest’anno - l'esortazione conclusiva - ci disponga a prenderci sempre più cura di chi ha più bisogno, dei più vulnerabili, di chi grida aiuto e di chi non ha più neanche la forza di gridare. Il Signore Gesù ci faccia sempre più attenti a questo grido che è anche quello della nostra terra, che abitiamo, di cui vogliamo essere diligenti custodi".

*Agensir

Articoli Correlati