Siamo grati a Klaus Davi per le sue recenti parole di verità espresse sui periodici “Stop” e “Donna Top” nei quali ha dichiarato che «Per quanto riguarda la mia stretta esperienza personale, in Calabria l’omofobia non esiste assolutamente». Sono anni che cerchiamo di combattere il vero stereotipo che resiste, ovvero quello che dipinge i calabresi e gli italiani come dei bifolchi arrecando un grave danno d’immagine all’intera collettività ed avallando una tesi razzista ma al contrario. Tesi “lombrosiane” ed offensive che trovano smentita non solo nell’esperienza personale del noto massmediologo, ma anche nei dati del dell’Oscad (ente del Ministero degli Interni che monitora le discriminazioni) il quale rileva appena una quarantina di segnalazioni omofobiche all’anno. Sono questi numeri deplorevoli ma che non giustificano alcuna emergenza da affrontare con leggi speciali.
Nonostante la realtà descritta sia così evidente, tanto che lo stesso Klaus Davi ha aggiunto che «se pensiamo che il Sud ha già eletto due governatori gay, capiamo bene che i meridionali sono molto più avanti di come li vogliono descrivere», in Parlamento è in approdo il ddl Zan-Scalfarotto. Tale disegno di legge, sulla carta si propone di contrastare l’omofobia con pene fino a sei anni di carcere per far fronte ad un’emergenza che a quanto pare in Italia non esiste, di fatto però, il ddl si pone come un pericoloso bavaglio per la libertà di espressione.
Attraverso questa legge, infatti, si introduce nel sistema penale italiano un nuovo reato, quello di omofobia appunto, senza però definire in cosa consista, addirittura si potrebbe configurare come “odio” e “violenza” la critica a modelli sociali e a statuti antropologici come l’utero in affitto o l’adozione di bambini a coppie dello stesso sesso. Notoriamente, al venir meno della certezza del diritto e della correlazione regola-sanzione, si apre la strada all’esercizio arbitrario delle “interpretazioni” e, quindi, delle sanzioni solo per i presunti “nemici” od “oppositori”. Tutto ciò rappresenta una dinamica storicamente utilizzata per insediare logiche di potere totalitario e dittatoriale, ed è per questo in tutta Italia, per contrastare il ddl Zan-Scalfarotto, continua la campagna #RestiamoLiberi.