
Fuori il video clip “L’albero delle noci” di Brunori Sas
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Com’è nato il cammino sinodale? E che differenza c’è tra cammino sinodale e sinodo dei vescovi? Cosa vuol dire comunione, partecipazione e missione? In cosa consiste la coscienza dell’appartenenza ecclesiale?
Sono queste le domande che hanno guidato la brillante relazione che monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana, membro del direttivo del Comitato nazionale Cammino sinodale, ha presentato al Clero di Reggio - Bova, riunito giovedì 26 ottobre nell’Aula magna del Seminario.
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Il presule ha chiarito la differenza dell’evento del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, che si è concluso in questi giorni a Roma, secondo una forma inedita, con la partecipazione anche di laici, laiche e membri non vescovi, con diritto di voto, insieme ad esperti e teologi, evento che riguarda tutta la Chiesa ed avrà il suo compimento nella seconda sessione in ottobre 2024, dal “cammino sinodale”, che è un processo e uno stile da imparare, processo che la Chiesa Italiana sta vivendo ormai da due anni.
Come nasce il cammino sinodale della Chiesa italiana? Esso ha preso le mosse da un progetto del Consiglio di presidenza della Cei, condiviso con papa Francesco durante una visita e, secondo il racconto di Raspanti che ne è stato testimone diretto, imprevedibilmente assunto e incoraggiato dal Papa.
Questo cammino si innesta direttamente nel discorso che il Papa fece al Convegno di Firenze del 2015 e nel desiderio della Chiesa italiana di mettere in atto la Evangelii Gaudium, rendendola viva nel quotidiano della vita delle comunità. È inevitabile che i due percorsi si intreccino ed illuminino a vicenda.
In tal senso il nostro cammino ha come scopo una nuova comprensione di cosa sia la Chiesa, di come avviene la comunione, della modalità in cui le giunture si articolano insieme nel grande Corpo di Cristo, in un momento storico in cui è in pericolo l’unità. Il papa ribadisce che la costituzione della Chiesa ha assunto nei secoli la forma piramidale - uno, molti, tutti -, egli non sconfessa questa concezione, ma la capovolge: partendo da tutti, il vertice è uno ed è al servizio di tutti, stando nel punto più basso della piramide rovesciata.
Dopo aver iniziato il cammino il 17 ottobre 2021 e aver approfondito la fase narrativa, attraverso il servizio dell’ascolto di tutti per tutto il 2022 e aver contemplato l’icona di Betania aprendo nelle comunità i cantieri di ascolto, il cammino entra ora nella fase sapienziale, illustrata del percorso dei discepoli di Emmaus alla cui luce i temi raccolti da tutte le diocesi nella prima fase e raccolti in cinque costellazione o macrotematiche (1.Missione secondo lo stile della prossimità; 2. I linguaggi; 3. La formazione; 4. La corresponsabilità; 5. Le strutture) sono riconsiderati per un discernimento che porti a scelte concrete.
PER APPROFONDIRE: Sinodo, Chiesa reggina di nuovo in cammino: al via le lectio zonali
Tale discernimento, che consiste nel riconoscere, valutare e decidere in ascolto dello Spirito che parla in ogni battezzato, avviene attraverso il metodo della conversazione spirituale e prova a trovare vie percorribili alla soluzione delle tematiche, prima della loro pratica attuazione.
Percorrendo la storia della Chiesa, monsignor Raspanti ha sapientemente mostrato come il cammino che ci riguarda si incarna in questo tempo difficile non più di altre epoche e richiede la presa di coscienza di una responsabilità personale che nasca dall’esperienza personale di fede. Alla domanda: «Come fare in un tempo in cui mancano punti chiari di riferimento? Come mantenere un equilibrio in questa epoca nuova e confusa?» il vescovo ha risposto: «Se non vediamo altri punti di riferimento, vuol dire che dobbiamo esserci noi!».
* vicario episcopale per la Cultura e coordinatore dell'equipe sinodale
diocesi Reggio Calabria - Bova
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