Avvenire di Calabria

La consueta ricorrenza parrocchiale durante cui ci si ritrova "come famiglia nella preghiera e nella celebrazione dell’eucaristia"

Reggio, la festa della comunità di Santa Maria di Loreto

Redazione Web

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di Carmen De Fontes - La fede che si incarna nella storia. Questo è il mistero della fede cristiana e questo è ciò che viene ricordato nella celebrazione della Madonna di Loreto che si festeggia il 10 dicembre quando si fa memoria dell’arrivo delle mura della Santa Casa di Nazareth nella cittadina marchigiana. In questa data, anche la parrocchia Santa Maria di Loreto, situata nel quartiere di Sbarre, ha vissuto la sua festa, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia. Come ogni anno, infatti, la festa parrocchiale si è caratterizzata nell’essere essenzialmente un momento spirituale in cui ritrovarsi come famiglia nella preghiera e nella celebrazione dell’eucaristia. E se la difficoltà del momento si è palesata nella minore partecipazione di parrocchiani, data la necessità di rispettare il limite massimo di posti da occupare, e in una minore solennità nelle celebrazioni, non è venuta meno l’intensità con cui questa ricorrenza è stata vissuta.

La festa è stata aperta da un breve momento di adorazione mercoledì 9 dicembre e durante il quale ci si è soffermati sul legame, forse poco esplicitato nel racconto evangelico ma sicuramente profondo, tra Maria e l’eucaristia. E l’ eucaristia è stata al centro della giornata del 10 dicembre in cui sono state celebrate due messe; in particolare, la celebrazione pomeridiana ha visto la presenza del vescovo, mons. Giuseppe Fiorini Morosini che, nell’occasione, ha anche conferito il ministero dell’accolitato al signor Michele Gramegna.

L’arcivescovo, durante l’omelia, si è soffermato sulla necessità dell’incarnazione della fede, soprattutto nel tempo che stiamo vivendo, caratterizzato dalla pandemia. È, infatti, facile cadere nella tentazione di chiedersi il "perché" stia accadendo questo. L’invito è allora a non porsi questa domanda e, soprattutto, a non prestare orecchio a chi pensa di trovare risposta a ciò perché «nessuno ha il diritto di poter interpretare le opere di Dio», in quanto, come afferma San Paolo, noi in questa vita non vediamo chiaramente ma «come in uno specchio», in maniera confusa. La nostra vita è un «cammino alla ricerca di Dio», un cammino in cui «Gesù si è posto accanto a noi, partecipa della nostra sofferenza» Per questo, anche questo tempo è «un momento di grazia mediante il quale Dio ci chiama, ci sta ponendo domande sul senso della vita». La riflessione del vescovo si è soffermata ulteriormente sull’attualità chiamando in causa anche quegli eventi che, recentemente, hanno colpito la nostra regione e in cui è evidente la responsabilità degli uomini, come i tanti problemi legati alla gestione della sanità o il recente duplice omicidio avvenuto a Calanna. È di fronte a questi avvenimenti che i cristiani sono chiamati a lavorare per migliorare la società, realizzando quell’incarnazione della fede su cui, a livello diocesano, si è cominciato a riflettere già con il convegno del 2019.

Il vescovo ha invitato anche il signor Michele a vivere in questo senso il ministero dell’accolitato conferitogli attraverso la consegna della pisside e del calice che ne esplicitano il servizio, nel coadiuvare il sacerdote nel servizio all’altare e nella distribuzione dell’eucaristia.

Al termine della messa, sono in tanti a fermarsi in parrocchia per un saluto meno frettoloso e soprattutto per un augurio sincero al signor Michele, perché il distanziamento fisico imposto dalla pandemia non impedisce di continuare a vivere legami fraterni.

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