Avvenire di Calabria

Le frasi del vescovo morto sotto le bombe durante la seconda guerra mondiale sembrano scritte oggi

Riscoprire Montalbetti, la sua passione educativa è attualissima

Redazione Web

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di Domenica Calabrò - Parlando alle maestre del suo tempo, Enrico Montalbetti – vescovo di origini venete, morto a Melito Porto Salvo sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale – spiegava il vero significato dell’educazione. Un significato e un’analisi che è attualissima e ancora oggi (come ieri) affida ai genitori il compito fondamentale di trasferire la fede ai figli. «È cosa difficile educare, ma bella, santa, stupenda! È una seconda creazione. I fanciulli sono come dei “caos”, da cui bisogna trarre la seconda creazione. Educare vuol dire fare creature nuove. L’educazione è legata fortemente alla generazione. Esiste un nesso molto stretto tra educare e generare. La relazione educativa s’innesta nell’atto che genera e nell’esperienza di essere figli. L’uomo non si da la vita, ma la riceve. Il bambino, allo stesso modo, impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti. Si inizia da una relazione accogliente, in cui si è generati alla vita affettiva, relazionale e intellettuale. Si genera alla vita in senso biologico, si genera al senso della vita attraverso l’educazione».

L’educazione aiuta una persona a trarre fuori da sé il dono della sua originale personalità, che è unica e irripetibile, non assimilabile a quella di nessun altro, fossero pure il padre e la madre. L’educazione è dono, dare e darsi. In questa meravigliosa avventura dell’educare, i genitori devono imparare ad amare e costruire, intessendo l’ordito con il filo della pazienza e dell’autorevolezza, aiutando il figlio a capire che le regole sono il trampolino per vivere la piena libertà. Non sarà mai libero un bambino capriccioso che viene spesso protetto dai genitori che di fronte al richiamo di un insegnante alzano scudi contro l’educatore per proteggere i capricci del proprio figlio. Quanto è difficile far passare questo messaggio, diceva Montalbetti: «Cosa molto saggia è sopportare qualche logica bocciatura: un anno ripetuto è talvolta necessario nella vita del bambino, il quale resta forse umiliato, ma spronato a far meglio. Ciò non è inteso da molte mamme che per la loro vanagloria lo sacrificano, lo tormentano, lo spingono a recuperare talvolta l’anno perduto, per non subire l’umiliazione di vedere il figliolo menomato di fronte ai compagni». Per Montalbetti, il ruolo dei genitori è fondamentale nella formazione e crescita dell’uomo. Sono loro i modelli per la formazione del carattere dei figli, i garanti dell’educazione più efficace e più duratura; sono loro, prima dei superiori e dei buoni amici, i veri medici di alcune malattie gravi come la malinconia. Tutto parte dalla mamma e torna a lei. Ella dunque è insostituibile nell’educazione umana e cristiana dei figli. Non c’è insegnamento più efficace di quello materno. Secondo Montalbetti, la mamma è il modello, è più prevalente del padre, impegnato dal lavoro più a lungo fuori dalle mura domestiche.

Perciò, Montabetti continua: «La mamma, in qualsiasi posizione sociale si trovi, dovrebbe riservare esclusivamente a sé la cura dei suoi figli, specialmente per tutto ciò che si riferisce all’igiene e alla vita intima del bimbo». Se è vero che educare vuol dire generare, è altrettanto evidente educare cristianamente vuol dire generare Cristo nelle anime. È necessario che l’operazione educativa parta dalla famiglia cui spetta la missione di annunciare il Vangelo della vita, dove con la parola e l’esempio, nella quotidianità dei rapporti e delle scelte, e mediante gesti e segni concreti, i genitori iniziano i loro figli alla libertà autentica, che si realizza nel dono sincero di se, e coltivano in loro il rispetto dell’altro, il senso della giustizia, l’accoglienza cordiale, il dialogo e il servizio, per renderli soggetti maturi e responsabili e non passivi. Perciò, Montalbetti auspicava che fossero le mamme a insegnare il catechismo: «La mamma dovrebbe rendersi degna di insegnare il catechismo al suo bambino. S’insiste tanto che la mamma allatti il suo bambino, ma non si pensa a consigliare la mamma a dare il latte dell’istruzione divina». Generare è dare la vita perché l’altro ne divenga responsabile, migliore, è accompagnare verso la maturità, perché ciascuno sia disposto e capace di andare con fiducia nel mondo. L’educazione è responsabilità che si esprime attraverso la cura, il far intravedere il profilo di un’umanità realizzata e interessante. E Montalbetti indicava due elementi indispensabili. Primo, l’umiltà. Egli affermava: «L’umiltà è la forma dell’educazione e si fonda nel riconoscere Dio principio e fine di ogni cosa. La superbia che si oppone all’umiltà consiste nel negare che Dio è principio e fine di ogni cosa». Il secondo è l’unità fra educatori, che vuol dire l’accordo fra i genitori: «Unità nell’educare significa che tutti gli elementi che concorrono alla formazione dell’animo devono essere consoni e coordinati».

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