Avvenire di Calabria

Per non dimenticare. Fare memoria dell’eccidio degli ebrei durante gli anni del nazifascismo, oggi, è un’operazione tutt’altro che anacronistica

Roque Pugliese: «Revisionismo sul nazifascismo è primo crimine»

Federico Minniti

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Per non dimenticare. Fare memoria dell’eccidio degli ebrei durante gli anni del nazifascismo, oggi, è un’operazione tutt’altro che anacronistica. Ne parliamo col rabbino Roque Pugliese, responsabile della regione calabra per la Comunità ebraica di Napoli che è il riferimento amministrativo e religioso dell’intero meridione.

Giornata della Memoria. Che significato ha riviverla nel contesto socio–politico attuale?
La Giornata della Memoria si ripresenta ogni anno per le nuove generazioni affinché le leggi razziste e lo sterminio di massa non vengano piu attuate dai governi. In questa occasione, non solo ricordiamo lo sterminio di sei milioni di ebrei tra cui un milione e mezzo di bambini, ma anche la soppressione nelle case di cura di bambini disabili tedeschi, che per primi furono soppressi in nome di un programma di eugenetica e purezza della razza. Inoltre si ricordano lo sterminio di omosessuali, testimoni di Geova, rom e oppositori politici. L’arma giuridica usata furono le Leggi Razziali approvate dai governi italiano e tedesco. Sicuramente dobbiamo contestualizzare la relazione di quanto è accaduto nel passato con quello che sta avvenendo nel mondo oggi. Analizzando la cronaca attuale e studiando la storia e i suoi artefici, dobbiamo chiederci se il nazismo, il fascismo e le leggi razziali siano state effettivamente cancellate e ideologicamente sconfitte o si siano piuttosto volute ignorare le ramificazioni nel mondo che il nazifascismo ha lasciato in molte dottrine. Dobbiamo chiederci anche se le democrazie siano pronte a questa nuova sfida del neofascismo, oggi che nel mondo si ascoltano notizie con massacri di civili, solo perché diversi per etnia o cultura religiosa.
 
Che senso attribuisce al dialogo giudaico–cristiano che in tante diocesi viene portato avanti?
Penso che il dialogo sia fondamentale per conoscersi e vivere assieme ma soprattutto credo che sia un mezzo per consolidare l’avvicinarsi delle due comunità nei valori comuni fondanti la nostra civiltà. Civiltà che faticosamente nei secoli ha fatto proprii i valori della vita e della dignità dell’uomo e della donna. Solo condividendo assieme l’immenso tesoro di spiritualità a noi affidato potremo proporre un futuro sereno alle nuove generazioni. Stare ben saldi nelle radici della fede, nel messaggio comune biblico, è un punto di partenza per rinnovarsi. Rinnovamento che parte senza dimenticare gli errori del passato e sforzandoci di prevenirli affinché non si ripetano. In cosa apprezzate l’opera della Chiesa cattolica nel contesto contemporaneo? Personalmente credo molto nei rapporti umani e nella responsabilità di ogni generazione nel contesto storico in cui vive. Ho trovato nelle diocesi calabresi, un entusiasmo ed una freschezza di intenti verso un cammino comune, splendido. Questo non può che rendere facile il dialogo e capire la soluzione dei problemi anche sociali. Il rispetto identitario in questa visione è una ricchezza ed una forza. Questa visione ed anche la consapevolezza della innegabile difficoltà in cui versano le famiglie rende grande l’opera difficile della Chiesa per la tutela dei nuclei familiari, base della nostra civiltà.
 
L’onda xenofoba si sta diffondendo in tutta Europa in modo pericoloso. Secondo lei, da dove deriva e come si contrasta?
Chiediamoci perché l’Europa di 70 anni fa, culla ed erede delle piu grandi culture della storia umana, Europa che primeggiava nelle scienze, nella tecnologia, nella filosofia, nella letteratura, sia stata capace di far crescere e nutrire una dottrina razzista come il nazifascismo. La cultura è sufficente allora? Bastano la cultura, la scienza e la religione per creare civiltà e convivenza pacifica tra i popoli? Oppure le democrazie devono avere un recinto legale solido e controllato per poter prosperare? Chiaramente un mondo senza una legge o regole di convivenza pacifica è un mondo senza libertà ove la democrazia non può esistere. La legge deve avere anche i criteri del rispetto della vita, della diversita e dell’uomo. Le Leggi Razziali al contrario furono un atto infamante contro l’umanità nella sua essenza. Nel dopoguerra l’Europa tutta sconfitta doveva ripartire. Allora si volle dimenticare in modo collettivo gli orrori della guerra. Un errore che oggi si insiste a ripetere impedendoci di vedere il presente e di meravigliarci del risorgere di rigurgiti razzisti e fascisti in movimenti popolari, allo scoperto senza vergogna. Non si nomina a sufficienza durante la festa del 25 Aprile, l’immane sacrificio di sangue dei giovani soldati angloamericani, degli Alleati e dei russi per sconfiggere il Nazifascismo per donarci una Democrazia Europea. La Brigata Ebraica che combatte contro Rommel e la liberazione d’Italia ha paradossalmente difficoltà ad essere accettata nei cortei. Le Leggi Razziali furono “subite” quindi, in questa rimozione storica. Ci si dimentica presto come centinaia di circolari attuative antiebraiche furono applicate con pignoleria e grande opportunismo a tutti i livelli della società. Tutto questo ci impedisce di capire ed interpretare il neofascismo colorato nelle forme politiche piu di moda. Questa chiave di lettura è forse uno dei modi per capire la difficoltà della democrazia ad affrontare il neofascismo che usa il «revisionismo della storia». Le Leggi Razziali non erano dispiaciute alla elite intellettuale e l’opportunita’ di ricoprire prestigiosi posti di lavoro lasciati vuoti dagli ebrei era allettante. Parliamo di posti di lavoro in tutti gli strati sociali ed anche cattedre universitarie, cariche nei Tribunali o negli Ospedali. Ricordiamo ad esempio la rimozione del magistrato calabrese Emilio Sacerdoti a Vibo Valentia. I posti furono ricoperti senza clamore ed impradonirsi di beni e proprietà ebraiche fu un passaggio legale. Illustri professori universitari sostituirono i colleghi ebrei. Il problema fu che molti continuarono ad operare negli stessi posti anche nel dopoguerra. Questa rimozione della colpa storica ci impedisce di vedere il pericolo subdolo del neofascismo. La storia non può essere ignorata nella costruzione del futuro.
 
La Calabria è una terra di grande tradizione giudaica. Come si sta alimentando negli ultimi anni e quali sono le prossime iniziative in programma?
La Calabria ha nobili radici ebraiche testimoniate da reperti storici ed archeologici di affascinante bellezza per manifattura e simbologia. L’emersione di queste ricchezze dai Poli museali e biblioteche è uno dei nostri principali sforzi accanto alle iniziative culturali e del dialogo Mezzogiorno, culla della multicultura.
 
Cosa manca per valorizzare questa peculiarità che rende il territorio unico?
Il Mezzogiorno di Italia è come un meraviglioso prato multicolore. Un investimento maggiore nella cultura e nei giovani è imperativo per un futuro. Creare possibilità di lavoro e valorizzare i giovani calabresi è un modo di impedire la loro emigrazione e l’impoverimento del territorio. I piu bei fiori sono i giovani.

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