Avvenire di Calabria

Il nostro viaggio tra le realtà ecclesiali della diocesi reggina fa tappa nella parrocchia a sud di Reggio Calabria

San Gregorio, comunità che ascolta e aiuta

Il nostro viaggio tra le realtà ecclesiali della diocesi reggina fa tappa nella parrocchia a sud di Reggio Calabria

di Francesco Creazzo

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San Gregorio, un territorio periferico della città di Reggio Calabria, ma baricentrico per i fedeli che animano una parrocchia «dinamica e con molte potenzialità». Il nostro viaggio in parrocchia fa tappa proprio qui.

San Gregorio, le "sfide" di don Severino

A guidare la comunità di San Gregorio Taumaturgo, nell’omonimo centro alla periferia Sud di Reggio, è, dallo scorso ottobre, don Severino Kylondawa. Il sacerdote, originario della Repubblica democratica del Congo ma arrivato in Italia nel 1989, proviene dall’esperienza alla guida della vicina comunità di Sant’Elia di Ravagnese.

«Per me - racconta il presbitero congolese - è una nuova esperienza. Mi piace essere qui, è una parrocchia con una sua specificità. Non è né grande né piccola ma di medie dimensioni con i suoi 1400 abitanti: per questo credo che sia molto dinamica e con molte potenzialità». «In parrocchia spiega ancora don Severino - ci sono 10 gruppi con all’interno le loro varie suddivisioni, per esempio il gruppo liturgico racchiude i lettori, i ministranti, il coro e altri. Abbiamo pochi giovani, basti pensare che quest’anno celebreremo un solo matrimonio e non faremo cresime per via dei pochi candidati ma, nonostante questo, ci sono gruppi sempre in attività come il gruppo Acr e gli Scout».


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«Oltre ai gruppi attivi racconta don Severino - ci sono anche gruppi in attesa, che saranno attivati presto come il gruppo famiglie e un gruppo che si dedica al ministero della Consolazione».

La forza della comunità

Dopo sette mesi, è tempo di un primo bilancio: «Il primo periodo è stato positivo, fatto di osservazione e discernimento - spiega il parroco - Per me infatti la vera pastorale partirà l’anno prossimo, prima bisogna ascoltare. A mio avviso la pastorale deve essere come i raggi della bicicletta: alcuni vanno dall’esterno all’interno e altri all’inverso, il parroco deve essere l’interno della ruota, che raccoglie tutte le forze ma le redistribuisce secondo i carismi».

«Bisogna compiere questa operazione perché ciascuno eserciti il suo servizio senza imposizioni, insieme agli altri, con gioia. Il mio programma quando sono arrivato è stato “alzati, camminiamo insieme”, assieme ai collaboratori e alle persone di questa comunità ci siamo detti che vogliamo ricalcare i passi della prima Chiesa, di quella apostolica, mandata dal Signore come testimone della Parola, e per fare questo è necessario innanzitutto imparare a camminare insieme».

I punti di forza

«A me - spiega ancora il sacerdote - fanno paura le comunità dove c’è spirito di competizione, dove ognuno va per primeggiare sugli altri. La comunità cristiana non è un palcoscenico e il parroco non è un allenatore. Un allenatore infatti schiera sempre i suoi giocatori più bravi, quelli più forti e talentuosi. Un parroco deve fare il contrario, deve essere bravo ad aiutare chi ha molto talento ad esprimerlo e metterlo al servizio di tutti, ma deve prendersi cura specialmente dei più deboli, non mettere nessuno in “panchina”. Bisogna costruire comunità, questo è il punto centrale di una comunità cristiana».

Punti di forza che comprendono una comunità sana e attiva ma anche tante sfide attendono la comunità, che - ad esempio - ha necessità in tutte le sue componenti dipiù locali, specialmente per le attività giovanili. E, per ora, si affida alla Provvidenza e alla buona volontà delle sue 1400 anime per portare avanti il proprio cammino.

Tanti gruppi giovanili in fermento

Poche famiglie giovani ma tanti ragazzi e tanto fermento nei gruppi degli Scout e in quelli dell’Azione cattolica. La parrocchia di San Gregorio può infatti vantare tutti i gruppi Scout d’Europa e anche quelli di Azione Cattolica, dai più piccoli fino agli adulti.

«Lo Scautismo - racconta la responsabile del gruppo RC 11 della parrocchia, Marianna Maresca - come diceva il fondatore Baden Powell, prepara buoni cittadini e buoni cristiani. Noi capi dobbiamo cercare di essere d’esempio: papa Paolo VI diceva che l’uomo contemporaneo segue i testimoni più che maestri. Soprattutto in questi anni post pandemia, che sono stati molto pesanti, è importante per i ragazzi di tutte le età avere proprio dei punti di riferimento. Sono stati anni di privazioni, dal contatto con gli altri a sofferenze anche personali ed è vitale proprio per questo per i ragazzi sentirsi parte di qualcosa di più».

L'associazionismo e il territorio

Perché entrare nello scautismo nel 2023? «Perché è un movimento internazionale che vive la fraternità umana, secondo il Vangelo». Ma i problemi non mancano: «La nostra sede - racconta Marianna - è autofinanziata dai genitori, purtroppo la nostra parrocchia non ha locali».

Un problema che affligge anche i tanti ragazzi dell’Azione cattolica, come racconta Floriana Cicciù, presidente parrocchiale e responsabile del gruppo giovanissimi. «In questa parrocchia - racconta Floriana - l’Ac è presente da tantissimo tempo, già dai tempi di don Santoro che fu parroco per quarant’anni,e tuttora questa tradizione continua con tutti i gruppi che abbiamo in parrocchia, che vanno dai bambini fino agli adulti».


PER APPROFONDIRE: San Gregorio, riparte l’attività degli Scout Cattolici d’Europa


«La proposta dell’Azione cattolica è infatti proprio quella di accompagnare la persona durante tutte le fasi della vita alla scoperta della chiamata alla Santità e a vivere la Fede in ogni ambito della propria vita. Il nostro compito di educatori, per quanto riguarda i giovanissimi è proprio quello di accompagnare i ragazzi alla scoperta della loro Testimonianza e all’incontro con il Signore».

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