Avvenire di Calabria

Se partono gli adulti. Ecco come si spopolerà la Calabria

La nuova tendenza: i genitori raggiungono i figli costretti ad emigrare per trovare lavoro

Davide Imeneo

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Più volte questo settimanale ha affrontato il drammatico tema della partenza dei giovani calabresi verso un futuro lontano da casa. L’ultima volta ci siamo soffermati sul dato allarmante legato ai “neo-laureati”: ben quattromila, ogni anno, lasciano la Regione dei bronzi. Adesso, però, si rende necessario focalizzare un’altra emorragia, che sembra essere appena iniziata, ma lascia presagire un futuro nero: stanno partendo gli adulti.

Il lavoro di un giornalista non è legato alla sola scrittura, anzi scrivere è conseguenza dell’ascolto. E ciò che si ascolta in questi mesi nelle strade di Reggio è il rumore delle valigie. Non quelle sospinte tra i cantieri della stazione centrale o le file dei Check– in dell’aeroporto dello Stretto.

Parliamo di valigie mentali, cui seguono poi anche quelle fisiche. «Franco, ormai che resto a fare qui a Reggio? Silvana è a Parma, Lucia a Modena. Io e mia moglie abbiamo deciso di trasferirci in Emilia per raggiungere le nostre figlie». Uno dei tanti colloqui intercettati tra strade e marciapiedi del centro storico. A parlare è un uomo che ha appena fatto richiesta di poter andare in pensione con “Quota 100”. «Non mi pesava rimanere a lavorare, ma preferisco sacrificare qualche euro della mia pensione e guadagnare tempo da spendere con i miei nipoti».

Proprio il desiderio di vivere da nonni a tempo pieno sta facendo crescere il numero delle partenze tra gli over 60: «Vedo mio figlio soltanto a Natale e a Pasqua e non vedo crescere i nipotini, le pare giusto? ». A parlare è Donatella, insegnante, che ha aderito a “Quota 100”. Colpisce, nelle sue parole, la sofferenza dovuta alla lontananza: «Vedo i piccolini solo sullo schermo dello smartphone: dalla prima pappa ai primi passi. Ormai il mio cuore è a Pescara, non ha senso restare qui».

C’è poi chi ha bruciato le tappe. «Mia moglie è casalinga – racconta Diego, impiegato in Banca – ma io potrò andare in pensione fra 3 anni. Allora abbiamo deciso di comprarci una casa a Roma, vicino a quella dei nostri figli, lei si è già trasferita e io li raggiungo ogni fine settimana. Guardi che è veramente dura fare i conti con la casa vuota per due persone che hanno cresciuto quattro figli».

Gli psicologi la chiamano sindrome del nido vuoto ed è conseguenza della partenza dei figli. È il conto salatissimo presentato dalla storia anche alla Calabria, che dopo aver perso la ricchezza dei talenti con la fuga dei cervelli, adesso è privata anche del valore sociale ed esperienziale degli adulti– anziani, nonché dei loro redditi, che contribuiranno ad alimentare altre economie, causando un ulteriore decrescita economica in riva allo Stretto. Aumenteranno solo le valigie. Qualcuno si svegli.

Articoli Correlati