Si celebra oggi la Giornata nazionale del Servizio Civile Universale che quest'anno compie 50 anni. Una data non scelta a caso. Il 15 dicembre del 1972, infatti, la promulgazione della legge 772 istituiva il servizio civile alternativo alla naja. Un modo diverso, ma altrettanto fondamentale, di difesa della Patria, attraverso i valori della pace e della nonviolenza. Di seguito la riflessione di Alfonso Canale, segretario della Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova.
Accanto al volontariato come aspetto qualificante, educativo e formativo, pensando ai giovani, c’è il Servizio Civile prima degli Obiettori di Coscienza poi dei giovani in Servizio Civile Nazionale (legge 6 marzo 2001) e poi del Servizio Civile Universale (legge 106 del 2016).
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Il Servizio Civile non è volontariato anche se opera negli stessi settori ed ambiti; è un modo doveroso di adempiere al sacro dovere di difendere la Patria. L’educazione alla pace, la formazione teorico- pratica in relazione ai servizi da svolgere, l’animazione delle comunità con particolare riferimento al mondo giovanile rappresentano un investimento di solidarietà concreta, cultura della nonviolenza, partecipazione civile e coinvolgimento ecclesiale.
La scelta del Servizio Civile rappresenta un aiuto a crescere come cittadini negli ideali di pace inseparabile dalla giustizia nella logica dell’amore a fianco degli ultimi, degli emarginati, degli oppressi scoprendo il significato vero della vita che è servizio, donazione e gratuità. La società moderna, di fronte all’evoluzione sociale che ha esteso al mondo i confini della città, valorizzando nello stesso momento le diversità delle culture, di fronte agli enormi costi umani, sociali economici della guerra, di fronte alla necessità della pace i giovani devono scegliere di elaborare nuovi strumenti diversi da quelli delle armi per scoraggiare il proliferarsi continuo dei conflitti per una nuova cultura di nonviolenza e soprattutto nuovi metodi di dialogo.
Il Servizio Civile Universale è la strada che suscita attese e speranze nei giovani, noi adulti abbiamo il compito di non escluderla a priori senza averla sperimentata; è altrettanto vero che la nostra società non fa nulla per studiare, cercare, sperimentare e cambiare le coscienze. La cultura dominante non è cultura di pace, ma di violenza e di guerra. Questa cultura non si cambia senza l’apporto determinate dei giovani e senza un impegno forte e determinate, da parte delle Istituzioni pubbliche, a favore del Servizio Civile che rimane fortemente educativo per far capire il valore del dare, attraverso un anno di servizio, un segno di solidarietà alla propria comunità, educare non solo ai diritti individuali ma anche ai doveri sociali.
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Bisogna riconoscere che negli ultimi anni le motivazioni sono scemate, il valore del servizio ha perso chiarezza e concretezza a volte configurato come lavoro socialmente utile o sostituzione di personale, poca disponibilità alla formazione generale e specifica inserita nei progetti.
È necessario, quanto prioritario rigenerare nei giovani e negli Enti di Servizio Civile la vera identità del Servizio Civile, occasione propizia è il prossimo 15 dicembre, (50 anni di Obiezione di Coscienza in Italia) un’altra occasione, sempre il 15 dicembre, sarà la pubblicazione del Bando per la Selezione dei giovani per i progetti 2023 da parte del Dipartimento delle Politiche Giovanili.
*Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova