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All’Angelus di domenica scorsa papa Francesco si è posto questa domanda. “Ma che cosa significa evangelizzare i poveri? Significa avvicinarli, servirli, liberarli dalla loro oppressione. Oggi, nelle nostre comunità parrocchiali, nelle associazioni, nei movimenti, siamo fedeli al programma di Gesù? L’evangelizzazione dei poveri, portare loro il lieto annuncio, è la priorità?”
L’esperienza del progetto Soleinsieme va proprio nella direzione che ci dà il Papa con il suo richiamo. Il Centro Comunitario Agape ha deciso di fare qualcosa per quelle donne con figli minori che vivono nella nostra città una situazione di fragilità: ragazze madri, donne separate, vittime di violenza. Donne che chiedevano di essere liberate dall’oppressione del bisogno, della mancanza del lavoro e da situazioni di dipendenza e di sfruttamento. Molte di loro erano state già accolte assieme ai loro figli con amore dalla Casa accoglienza della Diocesi o seguiti dai Centri di ascolto della Caritas, ma chiedevano di essere aiutate a fare un percorso di autonomia, di uscire dalle comunità, poter vivere del proprio lavoro, di avere una propria casa e delle relazioni di vera amicizia.
Con loro si è avviata una fase di ascolto, di conoscenza delle loro storie, delle loro aspettative e della disponibilità a mettersi in gioco. Con il sostegno della provincia e di altre istituzioni si è deciso di accompagnarli e sostenerli in un percorso di aggregazione che li ha portati a costituire una cooperativa sociale, Soleinsieme. Una vera e propria impresa sociale concepita come strumento per promuovere lavoro e reddito, ma anche come mezzo per il riscatto sociale e la riappropriazione della propria dignità.
Una strada in salita, in una città dove fare impresa è una scommessa e farlo con donne che si portano dietro ferite e veri e propri naufragi esistenziali, rappresenta un ulteriore azzardo. Eppure possiamo dire che la scommessa almeno in parte è stata vinta. Il bilancio del primo anno ha già registrato i primi risultati, la cooperativa ha iniziato ad operare nel settore delle pulizie di uffici pubblici e privati ed è stato molto bello che una delle prime commesse sia arrivata dalla Curia Arcivescovile. Un lavoro che ha permesso ad un gruppo di loro di avere un reddito e dei contratti di lavoro se pur part-ime. Contestualmente si è lavorato per il progetto più importante: attivare un laboratorio di sartoria in un bene confiscato alla ndrangheta, come primo passo per una vera e propria filiera di sartoria sociale da avviare in città recuperando mestieri e tradizioni nel tessile che stanno scomparendo. Un progetto che ha visto confluire tantissime disponibilità come quella del Tribunale, della Provincia, dei detenuti del carcere che hanno lavorato gratuitamente per la ristrutturazione dei bene e di tanti altri che hanno dato il loro apporto economico e professionale.
Il 3 Febbraio alle ore 15,30 in via Possidonea 53 sarà proprio il Vescovo Giuseppe Fiorini Morosini a benedire i locali e le donne che ci lavoreranno. Per noi Chiesa che vogliamo aprirci a questa povertà sarà anche l’occasione per ricordare ancora quanto papa Francesco ha detto nell’Angelus sull’evangelizzazione dei poveri: “Attenzione,non si tratta di fare assistenza sociale, tanto meno attività politica. Si tratta di offrire la forza del Vangelo di Dio, che converte i cuori, risana le ferite, trasforma i rapporti umani e sociali secondo la logica dell’amore. I poveri, infatti, sono al centro del Vangelo” Le donne di Soleinsieme, con la loro Presidente Giusy Nuri, avranno sicuramente bisogno del nostro sostegno materiale, di una rete di consumatori e clienti della sartoria e di commesse di pulizie, ma hanno soprattutto bisogno di riacquistare fiducia nella vita e per questo ci chiedono di condividere con loro la gioia del vangelo che è fonte vera di speranza per tutti di un futuro diverso e migliore.
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