La documentazione sull’ingresso dei nuovi arcivescovi nell’arcidiocesi reggina è limitata agli ultimi cinque secoli a causa della distruzione dei documenti anteriori per l’incendio degli archivi operata nel corso delle incursioni dei Turchi nel XVI secolo. Va tuttavia precisato che tra il 1497 e il 1529 gli arcivescovi nominati, non raggiunsero la propria sede per prenderne il possesso canonico, operando in essa attraverso i Vicari Generali. Il primo arcivescovo «residenziale», dopo Antonio de Ricci (1453-1490), fu il messinese Girolamo Centelles che, come afferma F. Russo, «governò saggiamente la sua Chiesa».
Due anni dopo, su proposta dell’imperatore Carlo V, il papa Paolo III nominò arcivescovo il mantovano Agostino Gonzaga, che fece il suo ingresso il 20 gennaio del 1538, giorno della festa di S. Sebastiano al quale era intitolata la parrocchia nell’ambito della quale era situata la Cattedrale, sul sagrato della quale celebrò la sua prima Messa. Dopo aver bene amministrato per un ventennio, morì il 19 novembre 1557 e fu sepolto sotto il soglio arcivescovile nel presbiterio della Cattedrale. Dopo due anni, non essendo stata accolta inizialmente, dal papa Paolo IV, la proposta del re Filippo II, venne nominato da papa Pio VI il frate calabrese Gaspare Ricciulli del Fosso, già padre provinciale (1532), poi correttore generale (1535) dei Minimi, consultore pontificio, poi ancora vescovo di Scala (SA), nel 1548, e poi, nel 1551, vescovo di Calvi (BN). La nomina avvenne nel Concistoro del 15 luglio 1560, seguita, il 4 settembre, dalla concessione del pallio, simbolo del legame speciale che l’arcivescovo Metropolita ha con il pontefice romano.
Giovedì 20 ottobre 1560 il nuovo presule fece il suo ingresso nella Diocesi che allora, come ha ricordato mons. A. Denisi, comprendeva «due città: Reggio e S. Agata; otto grossi centri denominati terre: S. Lorenzo, Pentidattilo, Motta S. Giovanni e Montebello di rito bizantino; Scilla, Fiumara di Muro, Calanna e Joppolo di rito latino; 23 piccoli paesi detti casali…». La popolazione della Diocesi allora superava i 30.000 abitanti di cui un terzo risiedeva nella città di Reggio che all’interno delle mura urbane (tra le attuali vie Giulia, Torrione, Crocifisso- Lemos e il mare) ospitava le sedi, come ha indicato lo storico A.M. De Lorenzo, di ventuno parrocchie. Dopo 32 intensi anni, compresi quelli che lo videro tra i protagonisti del Concilio di Trento tra il 1561 e il 1563, e che segnarono un riassetto della diocesi reggina nelle parrocchie urbane, ridotte a dieci, nella organizzazione del Seminario, nella ricostruzione della Cattedrale e del convento dei Minimi dopo le devastazioni dei Turchi, della fondazione dell’Ospedale e del Monte di Pietà ed al potenziamento delle comunità monastiche e religiose della città e del territorio reggino, il 28 dicembre 1592 moriva, assistito dai suoi confratelli. Venne sepolto nel sarcofago, sormontato dal suo busto marmoreo, nella cappella della Trinità della sua Cattedrale, oggi ricomposto nella attuale, anche se privo dei suoi resti, dopo la profanazione dei pirati turcheschi, avvenuta nel 1594.
Il 15 aprile 1593, il papa Clemente VIII, nominava nuovo arcivescovo, sempre su proposta di Filippo II, re di Spagna, il sacerdote palermitano Annibale D’Afflitto, di anni 36, che venne consacrato a Roma il 30 novembre dal card. Alfonso Gesualdo nella chiesa di S. Andrea al Quirinale. Da lì raggiunse Napoli per incontrare il Vicerè, fermandosi sino alla fine di gennaio dell’anno successivo. Via mare raggiunse poi Cannitello, da dove, il 12 febbraio, proseguì verso il convento dei Frati Minori Osservanti di S. Francesco di Assisi, accanto la chiesa dell’Annunziata, presso i quali pernottò. L’ingresso del nuovo arcivescovo in città avvenne sabato 13 febbraio, «accolto trionfalmente dalle Autorità, dal Clero e dal Popolo». Della sua intensa opera di ricostruzione materiale e morale della Diocesi, abbiamo avuto modo di approfondirne alcuni momenti attraverso la storia delle parrocchie reggine desunta dalla ricca documentazione delle sue visite pastorali nei suoi 45 anni di episcopato. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1638, trascorsero circa sei anni prima della nomina del successore, lo spagnolo Gaspare Creales et Arce, nominato dal papa Innocenzo X il 12 dicembre 1644, che ricevette il pallio il 16 gennaio 1645, prendendo possesso della sua diocesi l’8 aprile successivo. Dopo 14 anni di episcopato, nel corso del quale si adoperò per riappacificare gruppi ostili all’interno della città, per ingrandire il Seminario e restaurare la Cattedrale, morì il 19 settembre 1658. Due anni dopo, il 15 aprile 1660, papa Alessandro VI nominava nuovo arcivescovo il canonico napoletano Matteo de Gennaro, consacrato la settimana successiva e insignito del pallio il 6 maggio. Il suo ingresso in città avvenne nel mese di giugno dello stesso anno. Il suo episcopato si concluse con la sua morte, avvenuta il 21 gennaio 1674.
L’anno successivo, il 27 maggio, su proposta della regina di Spagna, Maria Anna D’Asburgo, il papa Clemente X, nominava nuovo arcivescovo il trinitario spagnolo Martino Ybanez y Villanueva, vescovo di Gaeta. Dopo la consegna del pallio, avvenuta il 17 giugno, raggiunse la sede reggina sabato 29 giugno 1675 insediandosi in quella Cattedrale che avrebbe arricchito con decorazioni, come ricorda la lapide oggi posta sulla parete meridionale della chiesa madre. La sua attività pastorale fu molto proficua e di essa resta ampia traccia nei volumi delle sue Visite. A lui si deve la proclamazione di S. Francesco di Paola a patrono di Reggio e l’attenzione particolare al culto della Madonna della Consolazione. Morì il 29 settembre 1695, all’età di 75 anni, dopo venti anni di episcopato. Il 21 maggio 1696 venne destinato alla sede reggina Giovan Andrea Monreale, da un anno arcivescovo di Lanciano. Il suo arrivo a Reggio è descritto nella «Cronaca» di C. Zappia- G. Catizzone che così riportava: «a 11 giugno 1696 con galee del Papa arrivò in Reggio Mons. Arcivescovo D. Giovanni Monreale, con sparo triplicato dalla galera e sparo di cannone della città e mortaretti». Sbarcato presso Porta Marina, da lì risalì per la Via del Tocco verso l’Episcopio, accanto alla Cattedrale. (continua)