Avvenire di Calabria

Suicidi in cella. Drammatica spirale

Numeri preoccupanti, manca un piano serio per il vero recupero dei detenuti

Davide Imeneo

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Nel carcere Don Bosco di Pisa si è rinnovata la tragedia.
Martedì sera, un detenuto è rientrato in cella dopo essere stato in infermeria, e si è impiccato. Ogni tentativo di rianimazione è stato vano. Si trovava nalla casa circondariale perché era in custodia cautelare dal 7 novembre, in attesa di giudizio per il reato di spaccio.
Nelle stesse ore, un altro uomo si è tolto la vita nel penitenziario di Catania, portando a 64 le morti del 2018 per suicidio nel sistema carcerario.

Un dato sconvolgente, basta pensare che nell’ultimo lustro, il picco era stato di 52 nel 2017. Inoltre, in questo tragico 2018, le morti in carcere per altre cause sono state 74, per un totale di 135.

Come dimenticare la tragica storia di Faith (sei mesi) e Divine (1 anno e mezzo), uccisi dalla madre, reclusa nell’Istituto femminile di Rebibbia. Anche per questo, nel nostro dossier, ci chiediamo se è giusto che i figli piccoli scontino la pena insieme alle madri recluse.

Le morti in carcere di quest’anno sono un segnale estremo della situazione, divenuta più grave per tanti motivi: molti atavici, altri che si ripresentano, come l’incremento dei detenuti: 60.002, ma i posti regolamentari sono 50.583. Il risultato è che il sovraffollamento cresce del 118,6%.

«Sovraffollamento non significa che la gente dorma per terra. Tuttavia, alcuni istituti sono talmente affollati che ciò, sommato ad altri problemi, genera depressione e altre conseguenze – ragiona Mauro Palma, Garante nazionale per i diritti delle persone private di libertà, intervistato da Vincenzo Spagnolo per Avvenire –. Nelle nostre visite, abbiamo riscontrato peggioramenti in istituti come Sollicciano, Como o Bolzano, dove servono lavori urgenti».

Il governo giallo–verde, dal canto suo, ha congelato la riforma sull’accesso alle misure alternative al carcere, messa a punto dal precedente esecutivo. Di Maio ha chiarito qual è la strategia: «Dobbiamo costruire nuove carceri, rispetto agli ‘svuota–carceri’ del passato ». Nel decreto legge sulla semplificazione, approvato dal Consiglio dei ministri, si prevedono interventi per velocizzare il piano di edilizia penitenziaria: dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2020 si progetti e perizie per la ristrutturazione e la manutenzione, ma anche per realizzare nuove strutture o recuperare immobili dismessi. Il ministro della Giustiza, Bonafede, anticipa lo stanziamento di 196 milioni di euro per «migliorare la vita lavorativa della polizia penitenziaria» e l’assunzione di 1.300 agenti.

Ma quanto tempo servirà per attuare queste intenzioni? Nel frattempo il sovraffollamento potrebbe crescere e i suicidi moltiplicarsi. Chi fermerà questa spirale?

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