Avvenire di Calabria

Luciano Squillaci tratteggia il «nuovo anno» per il mondo delle Politiche sociali calabresi

Terzo Settore stravolto dal Covid-19: orizzonte da scoprire

Luciano Squillaci

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L’epoca del Covid lascerà dietro di sé, oltre all’aumento esponenziale delle povertà materiali, anche e soprattutto una scia di enorme “povertà relazionale”. Il virus infatti ha inevitabilmente colpito l’autenticità e la spontaneità dei rapporti sociali, determinando un aumento esponenziale di diffidenza ed individualismo.

I legami fiduciari, già fortemente compromessi, hanno visto aumentare la propria fragilità, ponendo a serio rischio la coesione sociale di intere comunità. Eppure proprio il Covid ha confermato il bisogno fondamentale di relazioni che ciascuno ha: come l’aria che si respira, ci si rende conto di quanto sia importante solo quando inizia a venire meno.

Il lavoro sociale, la “cura” e l’accompagnamento delle fragilità, la lotta all’emarginazione ed alle povertà, dovranno quindi necessariamente fare i conti con la disgregazione delle comunità, accentuatasi pesantemente in quest’ultimo anno. Ed è quindi chiaro che nel prossimo futuro, sperando nel veloce superamento dell’emergenza sanitaria, l’obiettivo prioritario dovrà coincidere proprio con la ricostruzione -o forse meglio dire con la costruzione su nuove fondamenta- della coesione sociale inevitabilmente frantumata dal virus. Saranno proprio le relazioni umane a dover essere poste al centro, recuperando in primo luogo la prossimità perduta a causa di un distanziamento preventivo che lentamente ha eroso i legami solidali, aumentando contestualmente diseguaglianze e marginalità.

Qualche mese fa, non a caso il giorno della memoria di San Francesco d’Assisi, il Santo Padre ha firmato “Fratelli tutti”, un’enciclica di straordinario valore sociale. Abbiamo già apprezzato ed approfondito, anche attraverso queste pagine, la forza del messaggio di Papa Francesco, che tocca, con la semplicità disarmante del suo amore per l’Uomo, i temi più complessi della nostra frammentata contemporaneità.

Giova però rammentare che il cuore del messaggio del Papa risiede in una nuova concezione di prossimità che può rappresentare la chiave interpretativa di nuove strade da esplorare, soprattutto per chi opera nella comunità e nel sociale. L’enciclica infatti ribadisce un assunto tanto semplice nella sua declinazione, quanto difficile da mettere in pratica nel suo significato più profondo: nella prossimità con l’altro, con ogni altro, si completa la nostra dignità umana. Non è solo un’esortazione al rispetto dell’Uomo, ma a condividere una “fratellanza” che va oltre, che entra dirompente nella nostra sfera relazionale «l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro».

L’Uomo quindi inteso nella sua piena dimensione relazionale, che non nega, ma anzi qualifica, l’eccezionale importanza di ciascun singolo, straordinario nella sua unicità e meravigliosamente connesso con tutti gli altri. In quest’ottica, anche la “cura” ed il lavoro sociale devono modificare radicalmente il proprio approccio.

Partire dalla prossimità significa, prima di ogni cosa, comprendere che lottare per la giustizia, contro le sopraffazioni e le diseguaglianze, significa operare con tutti e prima di tutto con gli inclusi, restituendo ad ognuno quel necessario senso di appartenenza comunitaria che solo può restituire dignità ad ognuno. Non si tratta di garantire meramente “pari opportunità”, scorciatoia spesso utilizzata per giustificare privilegi di alcune classi rispetto ad altre, ma di avere uno Stato ed una società civile capaci di investire nelle fragilità, in percorsi realmente orientati alle persone ed al bene comune. In quest’ottica tutto assume, necessariamente, altri significati. La stessa definizione di sviluppo, guardata con gli occhi della prossimità, non ha più nulla a che vedere con la ricchezza e l’accumulo di risorse, e nemmeno con il progresso materiale e tecnologico, ma coincide con il riconoscimento della dignità umana di ogni donna e di ogni uomo, e di conseguenza con il pieno godimento di tutti i diritti inscindibilmente connessi a tale condizione.

Si tratta di una partita tutta da giocare, soprattutto nella nostra martoriata Calabria, consapevoli che sarà possibile vincere solo se riusciremo a sentirci e riconoscerci parte irrinunciabile di un unico grande disegno.

* Presidente nazionale Fict

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