Infrastrutture, Reggio Calabria attende la nuova 106
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Elezioni regionali alle porte. Cosa ne pensano gli imprenditori reggini? Ne abbiamo parlato con Ninni Tramontana, presidente della Camera di Commercio di Reggio Calabria.
I calabresi tornano alle urne. Serpeggia un grande malcontento e in tanti temono un forte astensionismo. Lei non è candidato, ma è un imprenditore che ha scelto di restare in Calabria. Dovesse rivolgersi ai suoi concittadini per invitarli al seggio. Il 26 gennaio si deve andare a votare, perché? Con quali speranze?
Il disimpegno elettorale è contrario al ruolo sociale e civile che ciascuno di noi ha come cittadino, inoltre non votare significa delegare ad altri le proprie scelte. Ora più che mai la nostra regione ha bisogno di cittadini responsabili e consapevoli. Indipendentemente dalle idee e dalle convinzioni politiche, dobbiamo fare la nostra parte e, attraverso il voto, fare sentire la nostra voce. Mi auguro che anche coloro che saranno eletti, sapranno svolgere il proprio incarico con coscienza e soprattutto nell’interesse primario della nostra regione.
Il tema cruciale di questa campagna elettorale riguarda il grande esodo dei giovani calabresi verso il Nord Italia o l’estero. Se dovesse dare dei consigli ai neo–eletti, quale misura andrebbe immediatamente attivata per rendere appetibile il territorio sotto il profilo occupazionale o degli investimenti industriali?
I nostri giovani vanno via perché sperano di trovare altrove quelle opportunità di realizzazione, nella vita e nel lavoro, che la Calabria non sembra in grado di offrire loro. C’è un evidente problema occupazionale ma non è solo quello. Bisogna ripensare le nostre politiche di governance mettendo al centro i giovani, che sono il nostro futuro, per costruire un percorso di affiancamento e di sostegno a tutto tondo, dalla scuola fino all’inserimento nel mondo del lavoro, dallo sport alle attività socio– culturali.
Parliamo di green economy che oggi rappresenta la macro–categoria su cui dovrebbe sviluppare il modello di crescita del Mezzogiorno. Almeno secondo diversi eminenti studiosi. Lei è d’accordo?
Come si deve incentivare questo processo culturale prima che finanziario? Proprio perché si tratta di un processo culturale prima che finanziario è determinante agire sulla diffusione della conoscenza e delle esperienze positive già sperimentate seppur in altre realtà o contesti. La green economy, nelle sue varie declinazioni e nelle diverse applicazioni per il mondo imprenditoriale, è un tema che domina gli eventi di informazione e formazione che organizziamo regolarmente come Camera di commercio – penso ai cicli di seminari sull’ambiente e i rifiuti o il corso di formazione di Energy Manager, per citarne alcuni – perché siamo assolutamente convinti che sia ormai un percorso imprescindibile in ottica di sviluppo sostenibile.
Infrastrutture e isolamento. C’è un suggerimento che si sente di dare ai nuovi amministratori regionali?
Siamo tutti – amministratori, imprenditori, cittadini – fortemente penalizzati dal deficit infrastrutturale del territorio, che ci isola dal resto della penisola ma che, anche all’interno della nostra regione, crea notevoli disagi e difficoltà. E nella maggior parte dei casi ciò non è dovuto all’assenza delle infrastrutture ma alle condizioni di abbandono/cattiva manutenzione o di sottoutilizzazione di molte di esse. Servono ovviamente investimenti ma questi devono essere guidati da un piano di intervento strategico che può essere costruito solo ragionando in ottica di sistema regionale ed operando in maniera sinergica, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati che possono svolgere un ruolo determinante per la realizzazione di una rete regionale delle infrastrutture e dei trasporti adeguata ed efficiente.
Per alcuni, queste elezioni sono l’ultima chiamata per la Calabria. Da imprenditore, crede nella burocrazia regionale?
Qualsiasi organizzazione, soprattutto se la finalità è il benessere di una collettività, ha bisogno di una struttura che agisca secondo criteri di razionalità ed imparzialità. I problemi nascono quando si perde di vista l’obiettivo finale, o meglio il suo raggiungimento viene inutilmente complicato e appesantito, e le imprese e i cittadini sono i primi a subirne le conseguenze. Solo intensificando le azioni di semplificazione degli adempimenti e di digitalizzazione dei servizi e delle procedure, la burocrazia può essere vissuta come un vantaggio e non come un ostacolo.
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