Avvenire di Calabria

Al primo posto nella classifica del centro di ricerca Ermes c'è Cosenza, mentre Reggio Calabria è quinta

Uffici pubblici deserti: la Calabria è la prima regione

Redazione Web

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Uffici pubblici allo stremo. Il problema, però, non sono solo i furbetti del cartellino. È questo il quadro illustrato dal centro di ricerca Ermes nel suo primo rapporto sugli enti locali, realizzato sulla base dell’ultimo conto annuale della Ragioneria di Stato, e pubblicato ieri da “Il Sole 24 ore”.

A guidare la classifica degl uffici meno affollati (per ferie, congedi, aspettative e malattie) è il Comune di Cosenza con 65,1 giorni di assenze medie, mentre l’ente calabrese che ha fatto registrare i dati migliori è Vibo Valentia (a pari merito con Barletta), con soli 23 giorni di lontananza dal posto di lavoro. Anche Reggio Calabria è messa male in classifica. È al quinto posto con una una media assenza per dipendente di 59,3 giorni. Catanzaro guadagna la posizione numero 56 (51,8 giorni), Crotone è al posto numero 85, e al 101esimo il “paradiso pubblico” targato Vibo Valentia. L’Italia degli uffici deserti ormai è uno scenario che colpisce più per gli effetti che per le cause.

Secondo “Il Sole” «nei Comuni piccoli, dove gli organici sono più ridotti e c’è in genere più spirito di squadra ma anche più controllo reciproco, le assenze sono minori (46,1 giorni in media, ferie comprese), mentre l’indice sale al crescere delle amministrazioni fino a raggiungere il massimo (51,4 giorni) dove i dipendenti sono più di mille. Palermo, Cagliari, Catania e Torino spingono in alto il dato delle città, mentre a Napoli, Rimini, Milano e Salerno le assenze sono più basse».

Tra i comuni piccoli spiccano alcune criticità in terra di Calabria. A Locri, in particolare, che conta circa 12 mila residenti, gli strumenti previsti per legge hanno tenuto lontano dal comune 99,4 giorni in media per dipendente. Non è da meno Condofuri, comune della fascia jonica reggina, dove le assenze medie per dipendenti marca la cifra di 86,1 giorni.

Secondo il centro di ricerca Ermes «i nuovi contratti nazionali del pubblico impiego dovrebbero scardinare l'assenteismo, grazie a un binomio semplice: con uffici più vuoti, buste paga più leggere». «L’incarico affidato all'Aran, l'agenzia negoziale del pubblico impiego, e ai sindacati è chiaro, e arriva da un doppio mandato - sostiene ancora Ermes - il primo è dato dalla riforma del pubblico impiego, attuativa della delega sulla Pa, che chiede alla contrattazione di vietare qualsiasi forma di aumento dei fondi integrativi nelle amministrazioni che mostrano “significativi scostamenti rispetto a dati medi annuali nazionali o di settore”. Sulla stessa linea, l’accordo fra governo e sindacati firmato il 30 novembre scorso spiega che le nuove intese nazionali dovranno pensare «misure incisive e mirate» per «contrastare fenomeni anomali di assenteismo».

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