Avvenire di Calabria

In occasione della Giornata mondiale del povero, nelle mense cittadine sono state consegnate oggi la sciarpe realizzate dai volontari

«Un abbraccio virtuale» con le sciarpe donate ai bisognosi

Tatiana Muraca

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Quest’anno la Giornata mondiale del povero, indetta per domani, si terrà in un clima di incertezza e paura dettate dalla pandemia da Coronavirus che tutto il mondo sta vivendo. Ciò, però, non deve far venir meno i sentimenti di misericordia, compassione a solidarietà, quelli espressi più volte da papa Francesco: lui che ha preso il nome di un santo che ha fatto della carità e della fraternità i suoi cardini di vita. In questo, anche la diocesi di Reggio Calabria-Bova non si è tirata indietro: in diverse parrocchie si sono già svolte iniziative per l’occasione della Giornata, momenti di preghiera e raccoglimento.

In Cattedrale, a Reggio, si è svolta mercoledì una veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, Giuseppe Fiorini Morosini e animata dalle riflessioni preparate dalla Caritas diocesana, diretta da don Nino Pangallo. «Considerare l’altro meno fortunato di me, come uno che ha pari dignità. Perché se si procede da questo principio, l’atteggiamento verso i poveri cambia», sono alcune parole di Morosini, che si riallacciano ai valori su cui si basano le diverse iniziative intraprese quest’anno, che vanno a sostituire “forzatamente” i consueti festeggiamenti. I fedeli di varie comunità hanno già dato il loro contributo per intrecciare le sciarpe che andranno ai più poveri e bisognosi.

L’inverno è sempre più imminente, e con questo gesto si cerca di dare conforto e vicinanza là dove vicinanza non può esserci per via del rischio di contagiarsi. I racconti delle nonnine che in pochissimo tempo intrecciano le maglie di lana, mosse dal desiderio di donarle ai più poveri dovrebbero essere da traino. Reggio ancora una volta si sta muovendo e risponde all’appello: lo fa anche tramite l’iniziativa odierna fortemente voluta, tra gli altri, da suor Loriana Torelli, responsabile del Centro d’ascolto e di solidarietà “Italo Calabrò” di Archi.

Proprio oggi, infatti, contemporaneamente nelle mense di Archi “Monsignor Calabrò”, del Soccorso e del San Francesco, sono state consegnate le sciarpe intrecciate a mano ai «nostri amici», come ama definire i bisognosi suor Loriana. Dei pensieri realizzati da diverse Caritas parrocchiali che hanno aderito all’iniziativa lanciata dalla Caritas diocesana. Altre sciarpe, inoltre, sono state consegnate nei giorni scorsi ad altri enti di carità presenti in dicoesi. «Quest’anno – ci dice suo Loriana – siamo stati bloccati dalla pandemia, ma  nel pensare come poter animare la quarta Giornata del povero, ci siamo organizzati diversamente: abbiamo partecipato alla veglia di preghiera che si è tenuta al Duomo mercoledì, coinvolgendo prima di tutto le parrocchie per preparare e poi consegnare una sciarpa ai nostri amici». L’obiettivo principale è quello di animare un po’ tutti i volontari e gli operatori Caritas che possono spendere del tempo per chi ne ha bisogno, soprattutto in questo particolare momento storico. «Non potendo incontrare e avvicinarci ai nostri amici – ci specifica suor Loriana - le sciarpe state prima consegnate alle varie associazioni di enti cristiani che sul territorio compiono attività d’aiuto verso le fasce più fragili, e altresì ad associazioni che porgono la loro mano a tutte le persone in difficoltà che frequentano ogni giorno le nostre mense. Oggi abbiamo coinvolto in primis loro consegnando le sciarpe e spiegando la motivazione principale che ha mosso quest’anno il nobile gesto di solidarietà».

Un messaggio di vicinanza, simbolo del calore che la Chiesa vuole trasmettere tramite un «abbraccio virtuale», simboleggiato dalla sciarpa che avvolge il corpo. E dal monito di papa Francesco, lanciato proprio per la Giornata mondiale del povero, «Tendi la tua mano al povero», nelle parole di suor Loriana ritroviamo il senso profondo di ciò che si vuole trasmettere fin dalla riva dello Stretto: «È come se la sciarpa facesse da ponte tra l’operatore e il povero, è il segno della relazione anche pedagogica che vogliamo istaurare, trasmettere e curare con i nostri amici».

La sciarpa, si ricordi, è l’accessorio scelto per questa occasione, ma anche gli scorsi anni, la solidarietà e l’impegno dei volontari aveva portato alla realizzazione di felpe e cappelli, che poi sono stati consegnati in occasione di una cena comunitaria. In questo 2020, invece, le modalità sono più sommesse per il rispetto delle norme anti-contagio, ma il cuore grande delle persone resta sempre lo stesso.

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