Avvenire di Calabria

Aperta a Paravati la fase diocesana del processo per la causa di beatificazione Il vescovo Renzo: «È stata donna, mamma, cristiana innamorata di Gesù»

Una luce per la Calabria, Natuzza è Serva di Dio

Raffaele Iaria

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Erano migliaia i fedeli che sabato pomeriggio hanno raggiunto la frazione di Paravati di Mileto (Vibo Valentia) per essere presenti alla celebrazione che ha aperto ufficialmente la fase diocesana della causa di beatificazione di Natuzza Evolo, la mistica calabrese morta il 1° novembre 2009. Un momento molto atteso dai fedeli e da tante persone, di diverse città italiane, e non solo, che hanno conosciuto in diversi modi «Mamma Natuzza», come veniva chiamata. La celebrazione avrebbe dovuto svolgersi nella Cattedrale di Mileto, «ma la vostra risposta entusiastica e come sempre sovrabbondante, per motivi di sicurezza e per consentire a tutti di poter assistere in diretta alle operazioni, d’accordo col postulatore don Enzo Gabrieli, ho ritenuto di derogare alla norma per trasferirci in assemblea qui alla Villa della Gioia. Di questo ringrazio anche la Fondazione che ci ha consentito di tenere qui questa storica assemblea» ha detto il vescovo di Mileto-Nicotera- Tropea, Luigi Renzo durante la liturgia eucaristica che ha preceduto la prima seduta pubblica del tribunale diocesano, costituito dal presule lo scorso 13 dicembre dopo che la Congregazione della cause dei santi il 17 ottobre precedente aveva concesso il nulla osta.

Sabato il giorno decisivo per l’avvio del processo di canonizzazione: «Quel che conta è partire ed è significativo che questo avvenga in tempo di Quaresima, un tempo che in vita ha segnato particolarmente la carne di Natuzza, fino ad una quasi sua immedesimazione col Crocifisso», ha detto Renzo che ha evidenziato come la chiamata alla santità è «per tutti: il Santo è chi sa fare nella sua vita la scelta radicale di Dio senza lasciarsi disorientare dalle attrattive del mondo. Non significa vivere fuori dal mondo, ma di attenerci all’esortazione di Gesù: “Voi siete nel mondo, ma non del mondo”. Oggi più che mai – ha aggiunto il vescovo che ha conosciuto personalmente la mistica calabrese nei suoi primi anni sulla cattedra della diocesi di Mileto Nicotera-Tropea – rischiamo di essere travolti dalle manie di questa società al punto da far passare in secondo piano, o farci ignorare del tutto, i principi religiosi, in cui diciamo di credere. Così la religione non illumina e non orienta più i comportamenti della nostra vita quotidiana, ma al massimo si riduce ad una cornice senza il quadro».

Il santo, invece, «prende sul serio il Vangelo e lo vive senza lasciarsi plagiare dalle cose mondane». «Stasera – ha spiegato Renzo – possiamo vivere insieme questo evento che fa onore e nobilita Paravati, la Chiesa di Mileto-Nicotera-Tropea, la Calabria, la Chiesa tutta. L’evento che stiamo vivendo è un momento straordinario, che coinvolge tutta la Chiesa in quanto la santità è prerogativa della Chiesa e non è mai un fatto privato. E noi siamo qui come Chiesa una, santa, cattolica e apostolica a rendere onore a Natuzza» vissuta con questo «stile di distacco e di umile abbandono nelle mani del Signore. Ci ha lasciato la sua testimonianza di donna, di mamma e di cristiana innamorata di Gesù, al punto da sacrificare tutto a questo scopo. La sua vita è stata una lettera scritta nella sofferenza e nell’amore obbediente al Signore dentro la Chiesa».

Una vita «esempio per tutti – spiega il postulatore, don Gabrieli – e da guardare come testimonianza. Una testimonianza di mamma e donna che ha aperto il suo cuore e la porta a coloro che avevano bisogno di lei nei momenti duri della vita come quello della malattia». Una «premura e una cura» riservata personalmente da Natuzza anche al presule negli ultimi tempi.

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