Avvenire di Calabria

Guidata dall’arcivescovo Fortunato Morrone, la preghiera comunitaria ha rilanciato il Vangelo come misura delle scelte e le Beatitudini come via maestra

Veglia per la pace a Reggio Calabria, l’appello del vescovo: «Il perdono è l’unica via, partiamo da noi stessi»

Nella Cattedrale di Reggio Calabria e in Piazza Duomo si è svolta la veglia diocesana per chiedere il dono della pace

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Nella Cattedrale di Reggio Calabria si è svolta questa sera la veglia diocesana per la pace. L’Arcivescovo ha richiamato il Vangelo come misura delle scelte e ha indicato la via maestra: «Non ci sarà pace senza perdono: è il fondamento della riconciliazione».

Veglia diocesana per la pace: la città accende la speranza

Candele accese, volti rivolti al Santissimo e alla Madonna della Consolazione, un canto che ritorna come una domanda, quasi una litania: pace. È in questo clima che questa sera si è svolta la veglia di preghiera per la pace, nella memoria mariana del 13 ottobre della sesta e ultima apparizione della Madonna a Fatima nel 1917, con l’Arcivescovo a guidare un popolo che non si rassegna all’idea che la guerra sia l’ultima parola sulla storia. La liturgia ha offerto il respiro largo delle Beatitudini e l’annuncio di Paolo: Cristo è la nostra pace. L’Arcivescovo ha invitato a superare letture di parte e semplificazioni, restituendo allo sguardo cristiano la sua profondità evangelica. «Da che parte sto? Dalla parte del Dio di Gesù, dalla parte degli ultimi»…è  una scelta di campo che nasce dal Vangelo e che rifiuta il tifo, l’ostilità verbale, la logica del capro espiatorio.

Riconciliazione, oltre la stanchezza dei trattati: è l’Eucaristia che forma lo sguardo

Il cuore dell’omelia ha toccato la parola più esigente: riconciliazione, una via che costa: «La pace del mondo – ha affermato l’arcivescovo – si firma per sfinimento; la pace del Vangelo nasce dal sacrificio e dal perdono». Morrone ha richiamato il realismo della storia (dove gli accordi senza una vera guarigione producono nuovi conflitti) e il realismo della fede, che chiede di ricominciare dal perdono ricevuto e donato: «Non ci sarà pace senza perdono: è il fondamento della riconciliazione». Davanti all’ostensorio la comunità ha sostato a lungo…è lì che il Vangelo diventa stile di vita e misura delle relazioni. «Quel Pane ci specchia: lì ci siamo tutti, anche il mio “nemico”…non una spiritualità disincarnata, ha spiegato l’Arcivescovo, ma l’allenamento a disinnescare la violenza che abita il linguaggio, i giudizi, i piccoli rancori quotidiani». Perché la pace, se non abita le parole e i gesti, allora non è pace.

Le Beatitudini sono la strada obbligata

La veglia ha intrecciato silenzio, canti e brani del Magistero sulla pace, fino a proporre la scelta decisiva: assumere lo stile di Gesù, mite e giusto, capace di resistere al male senza copiarne i metodi. È la grammatica degli “operatori di pace”, una conversione concreta che parte dalle relazioni di casa e di lavoro: «Il linguaggio può creare guerra, ha affermato Morrone, convertiamo le parole per costruire fraternità».

Dalla Cattedrale alle strade della città

La processione, con le candele a segnare nell’oscurità una strada di luce, ha portato in piazza Duomo l’invocazione della comunità che prima era raccolta in Chiesa. La preghiera si è fatta intercessione per i popoli feriti e impegno a una cittadinanza più giusta, in molti hanno raccolto l’appello a non restare spettatori, ma a chiedere il dono di perdonare per ricucire ciò che la violenza lacera: «Non ci sarà pace senza perdono: è il fondamento della riconciliazione», ha ribadito l’Arcivescovo, consegnando alla città un mandato chiaro.

La pace comincia tra le nostre mani

La veglia ha offerto una bussola essenziale: la pace cristiana è responsabilità che nasce dalla memoria dell’Amore più grande e si traduce in scelte quotidiane, tutte riconducibili a un'unica domanda: «Da che parte sto? Dalla parte del Dio di Gesù, dalla parte degli ultimi». Se questa domanda scende nelle coscienze e si incarna nella vita, allora la preghiera di stasera sarà l’inizio di un percorso: riconciliati per riconciliare, perdonati per perdonare, cittadini capaci di parole che ricostruiscono. Perché la pace è una promessa che attende mani e cuori disposti a mantenerla.

Articoli Correlati