Avvenire di Calabria

Con la legge n. 64 del 6 marzo 2001 veniva istituito in Italia il Servizio Civile Nazionale, su base volontaria e non più come alternativa alla leva obbligatoria

Vent’anni di Servizio Civile in Caritas: una storia da raccontare

Redazione Web

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di Alfonso Canale - Vent’anni fa nasceva il più importante e significativo strumento di partecipazione giovanile. Con la legge n. 64 del 6 marzo 2001 veniva istituito in Italia il Servizio Civile Nazionale, su base volontaria e non più come alternativa alla leva obbligatoria. Il Servizio Civile Nazionale ha le sue radici nella storia dell’obiezione di coscienza al servizio militare, la quale ha sviluppato, in questi anni, una duplice valenza. Quella di cittadinanza attiva, fondata sull’impegno personale per il bene della collettività e la realizzazione della giustizia sociale. E quella di difesa della patria, che si realizza attraverso comportamenti di impegno sociale non armato in riferimento a una patria non più intesa solo come territorio di uno Stato, ma anche come valori comuni e fondanti il nostro ordinamento.

E’ una esperienza di partecipazione dall’alto valore formativo, ed educativo attraverso un anno di servizio concreto per la comunità in un progetto presso un Ente, in Italia o all’Estero, negli ambiti previsti della normativa riformata con la legge n. 106 del 6 giugno 2016 (Servizio Civile Universale).
A vent’anni dall’approvazione della legge la Caritas Diocesana traccia un bilancio dall’esperienza maturata non solo come aspetto celebrativo, ma anche in merito al cambiamento profuso nel mondo giovanile ecclesiale e non. Un bilancio orientato al processo di crescita dei giovani nella sua globalità. Una scommessa avviata da Mons. Italo Calabrò, attivando la Convezione con il Ministero della Difesa (Levadife) per l’impiego degli Obiettori di Coscienza nel 1977, e proseguita negli anni da Mons. Antonino Iachino e Don Antonino Pangallo, una scommessa educativa ma soprattutto una rigenerazione di speranza nei giovani, un atteggiamento di riscoperta della pace come prossimità, come fratellanza.

Un bilancio seminato e costruito su un atteggiamento, per i giovani e dei giovani, che diventa scelta di solidarietà e quindi scelta di pace in modi diversi: solidarietà come prevenzione della violenza e dell’odio; solidarietà come riconciliazione con persone e gruppi; solidarietà come insieme di gesti che contribuiscono alla diffusione di una cultura di pace; solidarietà come accoglienza e incontro delle diversità ma soprattutto accoglienza e ascolto dei più poveri. In una realtà che tende a escludere i “diversi”, a considerare l’altro come nemico da cui guardarsi, con cui non entrare in relazione. Una solidarietà intesa non solo come SERVIZIO e cammino insieme con le persone, ma anche come attenzione ai suoi diritti e ai bisogni negati.
Un SERVIZIO che si interroga sulle cause del disagio e tende a svolgere una funzione di stimolo e impegno concreto, per far conoscere i disagi e la cause.

In questi venti anni, presso le 11 sedi di attuazione della Caritas Diocesana, 320 giovani (tra ragazze e ragazzi) hanno svolto il loro servizio civile, lasciando tanti vissuti da raccontare, scelte di vita inaspettate, cambiamenti mai pensati, per citarne alcuni: un ragazzo è diventato frate francescano, alcuni giovani non credenti hanno riscoperto la fede avvicinandosi ai sacramenti, altri ancora hanno cambiato il loro piano di studi, diversi sono rimasti a svolgere attività lavorativa presso le strutture di accoglienza.
La nostra Caritas Diocesana è stata tra le prime a gestire il passaggio dall’Obiezione di Coscienza (Servizio Civile Alternativo all’obbligo di Leva) al Servizio Civile Volontario. Infatti da marzo a dicembre 2001 ci si è dedicati ha predisporre tutti i passaggi burocratici per dare vita all’esperienza di servizio.

Le prime quattro ragazze hanno iniziato il loro servizio nel 2002, due presso Casa Accoglienza per ragazze madri e due presso il Centro di Ascolto Mons. Italo Calabrò di Archi. Dopo questi anni siamo riusciti a contattarle e qui di seguito ci hanno lasciato in dono una piccola testimonianza del loro impegno con e per i poveri.

Maddalena Latella: Ho svolto il mio anno di servizio civile presso la “Caritas Italiana”, precisamente presso il Centro d’Ascolto “Mons. Italo Calabrò” di Archi (RC).
Il centro d’ascolto si occupa sia di disagio minorile, di animazione di strada per minori a rischio, sia di accoglienza di senza tetto ed immigrati. È stato per me un anno particolarmente ricco di emozioni, di esperienze tutte nuove e arricchenti che mi hanno certamente aiutato nel mio percorso di vita.
Per la prima volta mi sono confrontata con realtà problematiche, con ragazzi “difficili”, con uomini bisognosi d’aiuto. Tutte le persone che ho incontrato, i momenti vissuti con ognuno di loro, le esperienze, mi hanno insegnato ad essere più accogliente verso l’altro, più sensibile e “riflessiva”, gioiosa nel poter donare sorrisi, conforto, sostegno.
Stavo donando il mio cuore, questo era importante, scoprire giorno per giorno te stesso per potersi donare completamente al bisognoso.
Custodirò per sempre, con affetto tutte le persone incontrate in quell’anno di servizio civile, anno della mia “rinascita” e consapevolezza. GRAZIE!

Rossella Turco: Nel lontano 2002 ho vissuto l’esperienza del Servizio Civile, presso la Casa Accoglienza per ragazze madri e donne in difficoltà “Giovanni Paolo II”, che mi avrebbe regalato l’anno più bello della mia vita!
Non è un’affermazione esagerata, ma è la constatazione di quello che è stato un anno tutto in positivo fatto di esperienze uniche, che mi hanno fatto crescere e guardare al mondo con occhi diversi. Avevo venticinque anni quando ho partecipato alle selezioni e come accade a questa età ero ben disposta a raccogliere tutto quello che sarebbe venuto ed è stato veramente tanto: ho costruito rapporti che mi hanno accompagnato nei momenti più importanti della mia vita, ho conosciuto il mio territorio e una rete di professionisti che lavorano in questo delicato contesto. E’ stato molto più di un tirocinio universitario, in quanto non ho solo appreso dei concetti ma li ho vissuti sul campo, in un ambiente aperto e disponibile alla condivisione. In tutto quello che ho fatto in questi vent’anni c’è il mio Servizio Civile: nel mio essere mamma, nei periodi in cui ho lavorato, nell’attenzione quasi maniacale all’ambiente che ci circonda, al rispetto incondizionato verso “il prossimo”. E dopo tanto tempo ogni volta che torno al “Giovanni Paolo” sento quel profumo di buono, di vita, che mi scalda il cuore.

Lina Sapone: Ricordo che quando iniziai il servizio civile non sapevo cosa aspettarmi, l'ansia e anche la timidezza dei miei 19 anni non mi mollavano, ma allo stesso tempo tanta era la voglia di mettermi in gioco e provarci nonostante le difficoltà e le paure. Conoscevo il progetto, mi ero informata sull’ente, ma non avrei immaginato di immergermi in una realtà complessa e sfaccettata da tanti casi uno sempre diverso dall’altro. I primi rapporti con gli ospiti sono stati timidi e distaccati, ma dopo qualche settimana siamo diventati più affiatati, “amici”, e così piano piano sono arrivati anche i primi risultati. La più grande soddisfazione è aver visto occhi spenti riprendere a sorridere dopo che la vita aveva messo loro davanti difficili vicissitudini. Queste sono i ricordi più belli che custodisco ancora dentro di me, un servizio civile a contatto stretto col sociale fatto di cuore e solidarietà.

Vittoria Musarella: Correva l’anno 2002 quando iniziai il mio servizio dedicato agli altri presso un Centro di Accoglienza ad Archi di Reggio Calabria. Mi occupavo di educativa di strada, doposcuola, sportello di ascolto, servizio mensa e distribuzione di pasti a persone in difficoltà. È stato un anno di servizio a favore di persone bisognose, in difficoltà ma che con i loro racconti, le loro esperienze, i loro vissuti hanno fatto crescere in me innumerevoli punti di domanda e curiosità che necessitavano di spiegazioni, di risposte, di approfondimenti. Concluso l’anno di SCV, avevo deciso di continuare a dedicare parte del mio tempo all’attività iniziata. Una sera la settimana, insieme ad altri volontari e alla responsabile del servizio, mi occupavo della distribuzione di pasti a persone in difficoltà che vivevano in strada. Conclusi gli studi e, spinta dal desiderio di ampliare la mia formazione ed esperienza professionale, mi trasferii al nord dove ho avuto l’opportunità di lavorare, nel ruolo di educatrice professionale, nel settore delle comunità per minori e adulti, educativa domiciliare, diritto di visita e relazione in situazioni di separazioni conflittuali, e nel campo della psichiatria.
È stato per me uno degli anni più importanti della mia vita, un anno di confronti e crescita condivisa con gli altri ragazzi/e del SCV e il coordinatore Alfonso, con i quali abbiamo anche condiviso momenti di formazione con dei brevi soggiorni a Roma, dove abbiamo visto e ascoltato il Papa ad una distanza che mai avrei immaginato, con delle emozioni indescrivibili; ad Assisi dove a livello spirituale si riescono a percepire emozioni intense; a Ragusa e Palermo, dove abbiamo conosciuto e condiviso la nostra esperienza con altre ragazze del SCV.
Ricordo la solarità, la spiritualità e la gioia che trasmettevano le suore Francescane nel prendersi cura degli altri, la loro empatia era davvero contagiosa. Ricordo i bambini e i ragazzi volontari del quartiere con i quali abbiamo condiviso tanti momenti di ilarità.
L’esperienza del SCV inoltre mi ha portato ad ampliare la mia formazione con una specializzazione post laurea in Difficoltà di Apprendimento e Deficit d’Attenzione e un master in Pedagogia Clinica che mi ha permesso di lavorare nell’ambito da me maggiormente preferito, mossa appunto dalla curiosità suscitata in quel periodo.

Sicuramente Maddalena, Rossella, Lina e Vittoria hanno continuato a scrivere la storia del Servizio Civile in Caritas, senza dimenticare tutti gli altri giovani che, hanno scelto di impegnarsi accanto ai poveri. La speranza è nei giovani: giovani, pace, servizio, prossimità e reciprocità sono parole inscindibili.
Il Servizio Civile in Caritas è l’impegno per la comunità, per il bene comune.
Tutti loro “nessuno escluso” hanno reso e rendono più bella, accogliente e profetica la nostra Caritas Diocesana.

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