Avvenire di Calabria

Il parroco, don Stefano Ripepi: «Condanniamo il gesto ma recuperiamo le persone, non siamo qui per condannarle»

Vince la civiltà: Catona ha nuovamente il suo presepe

Stasera l'inaugurazione con il sindaco Giuseppe Falcomatà

Redazione Web

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«Siate pronti, in spirito e corpo, per compiere il vostro dovere». Parole del fondatore dello scoutismo mondiale, Robert Baden Powell, che il gruppo di fazzolettoni di Catona, periferia nord di Reggio Calabria, sembra avere preso alla lettera. Ierisera è iniziata la ricostruzione del presepe, dato alle fiamme soltanto ventiquattro ore prima.

La natività costruita con castagnole scout e sagome di legno è andata in fumo dopo che ignoti vandali hanno appiccato le fiamme. Un gesto che ha destato sconcerto nella comunità del borgo marinaro che si affaccia sullo Stretto di Messina, ma non ha fermato la voglia di fare della comunità capi e del parroco, Don Stefano Ripepi.
Per il sacerdote, l'atto intimidatorio che si è consumato nella notte tra mercoledì e giovedì non sarebbe un'intimidazione nei confronti di un gruppo scout «benvoluto non soltanto all'interno degli ambienti parrocchiali ma da tutta la comunità di Catona che riconosce l'ottimo lavoro che questi ragazzi svolgono». Piuttosto si tratterebbe di «una bravata, un gesto gravissimo compiuto per noia. Non ho sentori che ci siano sentimenti di ostilità al sacro, per cui penso che si tratti di una ragazzata». «Ricostruire – spiega ancora il parroco – è un gesto che dice “Noi proponiamo il bene”. Non è giusto stare nella passività, ma quando una cosa scandalizza bisogna restare fermi nel proprio messaggio. Le persone che hanno fatto questo gesto sappiano che proponiamo loro Gesù: condanniamo il gesto ma recuperiamo le persone, non siamo qui per condannare». 

Sulla stessa lunghezza d’onda è intervenuto il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari: «L'asticella del controllo sociale e di quella rete che prima delle norme lega  i comportamenti degli uomini al rispetto di ciò che è patrimonio comune deve essere molto alta. Ci si affida continuamente alle forze di polizia ed alla magistratura ed è un buon segnale, ma non è bastevole come dimostra questa duplice deprecabile ed insensata azione». Secondo il rappresentante del Governo, «Tutte le agenzie educative sono chiamate a un ulteriore sforzo per pianificare percorsi culturali in grado di valorizzare il senso di appartenenza, il legame alla propria comunità, la riscoperta di una storia fascinosa e coinvolgente».

Gli scout del gruppo di Catona sono ormai dei “maestri” del presepe. Ogni anno ne realizzano uno con un messaggio diverso: l'anno scorso Gesù Bambino venne al mondo su un barcone, quest'anno il presepe realizzato nella Chiesa dedicata a San Dionigi, sta nel deserto, a metà tra due giardini. Una riflessione teologica sull'incarnazione di Dio nel deserto dell'esperienza umana.
Ma nel deserto, gli scout di Catona vogliono far nascere un fiore. «Vogliamo reagire in pieno stile scout – spiega il caporeparto del gruppo "Catona 1" Francesco Cacciola – guardando oltre le avversità, andando al di là di ciò che è successo. E lo vogliamo fare perché a questo momento partecipi tutta la comunità».
 
E la comunità, stasera, ha risposto. A decine in piazza Matteotti hanno raccolto l'invito dei fazzolettoni, era presente anche il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà. Già dalle prime ore di stamattina i ragazzi del reparto e degli altri gruppi scout erano al lavoro per ricostruire castagnole e sagome, per dipingerle e colorarle. Per ricostruire esattamente lo stesso presepe, identico a quello andato in fiamme meno di ventiquattro ore prima.
Dopo la nuova benedizione del parroco, la piazza si anima intorno alla Natività: le tradizionali crespelle natalizie vengono fritte e accompagnate da un buon bicchiere di vino perché – spiega ancora il capo reparto Francesco Cacciola - «abbiamo voluto che da un brutto gesto nascesse un momento di unione e di festa per tutti, volevamo dimostrare che queste cose non ci fermeranno e che siamo qui al servizio di tutti».

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