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Dal sostegno ai poveri a progetti concreti per il territorio: la sfida solidale della Chiesa raccontata dal Segretario generale della Cei
«Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia». È il senso dell’8xmille alla Chiesa cattolica, una firma che fa bene e che, come spiega monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei, si traduce in sostegno concreto ai più fragili e in progetti che ridanno dignità e speranza.
Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica ha un valore enorme in termini di solidarietà e democrazia. Con le risorse a disposizione si va incontro ai bisogni degli ultimi, di chi non ha un tetto o un lavoro, di chi è vittima della tratta, di chi si ritrova in condizioni di disagio, dei bambini, di chi deve curarsi, di chi sfugge da guerre, catastrofi naturali ed emergenze. Insomma, di chiunque abbia necessità, sia italiano che straniero. E questo accade nelle grandi città, nei piccoli centri e nelle periferie, negli angoli più dimenticati del mondo.
Come previsto dalla legge, i fondi possono essere utilizzati per le esigenze di culto e di pastorale, per gli interventi caritativi nelle Diocesi e nei Paesi in via di sviluppo oltre che per il sostentamento del clero. Concretamente, con l’8xmille si riesce a restituire dignità a un’umanità spesso ai margini e sofferente e a dare supporto ai sacerdoti sul territorio e al di là dei confini nazionali. La firma è un gesto semplice, che non costa nulla, ma ha ricadute importantissime per la comunità, per il welfare, per il bene comune perché le risorse permettono di combattere il degrado sociale, di promuovere il volontariato e la corresponsabilità, di favorire la creatività delle comunità ecclesiali, di recuperare e tutelare il patrimonio artistico e culturale dei nostri territori. In sintesi, di salvare vite umane e di prendersi cura dell’uomo, in ogni contesto, a qualunque latitudine.
Basta scorrere i dati del Rendiconto, che ogni anno viene pubblicato, per comprendere quanta speranza, quanto bene e quanta dignità scaturiscono dalle firme dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Solo nel 2023, per gli interventi caritativi in Italia, sono stati destinati 150 milioni di euro, ripartiti tra le 226 Diocesi, mentre sono stati approvati ben 440 progetti a livello internazionale, per sostenere alfabetizzazione e scolarizzazione, salute, formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico e cooperativo e delle comunicazioni sociali, promozione umana e difesa delle etnie minoritarie.
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Sono cifre, numeri, percentuali da cui traspaiono volti, storie, sogni e ripartenze, dedizione, pezzi di strada fatti insieme, mani tese e sorrisi condivisi.
In un tempo di divisioni e contrapposizioni crescenti, è urgente riscoprire l’importanza di valori come il bene comune, la solidarietà, la partecipazione. Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica fa la differenza, spesso anche tra il vivere e il morire, per migliaia di persone. Non è retorica, ma realtà. Io stesso ho avuto modo di constatarlo in diverse occasioni, ad esempio in Siria e in Libano, dove i poveri ora possono curarsi e nutrirsi, in situazioni in cui altrimenti sarebbe stato impossibile.
Tutti, sia chi presenta il 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche, ma anche i pensionati e chi non è obbligato a presentare la dichiarazione, possono contribuire – senza costi, perché l’8xmille non è una tassa in più - a mettere in circolo amore, bellezza e speranza. E questo fa bene a chi di queste risorse ne usufruisce, alla Chiesa, allo Stato e al suo welfare, alla società, a ciascuno. Provare per credere.
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