Al Planetarium Pythagoras torna «The work of the mind»
Nell’ambito della rassegna dedicata a quattro grandi scienziati del Novecento protagonista sarà lo scienziato John von Neumann
di Redazione Web
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Gianfranco Cordì, curatore della rassegna, dice: «Sostanzialmente l’intelligenza artificiale è una cosa che dobbiamo a lui»
Prosegue la rassegna «The work of the mind», presso il Planetarium Pythagoras della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Venerdì 29 Novembre alle ore 21.00 si terrà il terzo incontro dedicato, questa volta, allo scienziato ungherese naturalizzato statunitense John von Neumann.
Dopo i saluti della Professoressa Angela Misiano, responsabile scientifico del Planetario, il Professor Gianfranco Cordì, curatore della rassegna, introdurrà i presenti alla conoscenza di una delle figure più geniali dell’interno Novecento che, a Princeton, ha disegnato l’architettura del primo calcolatore programmabile. Non è cosa da poco pensare che quella stessa architettura informatica è quella che ritroviamo, ogni giorno, nei nostri moderni smartphone. Von Neumann non si interessò mai di meccanica quantistica, piuttosto di teoria dei giochi, intelligenza artificiale e, naturalmente, della bomba atomica. Vero e proprio «aedo dell’intelligenza» non disdegnava i party, le belle donne e le Cadillac.
L'importanza oggi di Von Neumann
Gianfranco Cordì ha dichiarato di aver pensato a questo scienziato per il terzo appuntamento del ciclo perché: «Sostanzialmente l’intelligenza artificiale è una cosa che dobbiamo a lui. Ed inoltre la messa in discussione dello stereotipo della persona intelligente tutta chiusa nel proprio mondo di calcoli e di cifre è un’altra delle acquisizioni che la vita stessa di Von Neumann ha portato alla ribalta».
«Quattro grandi scienziati del Novecento» è il sottotitolo di questa rassegna che non poteva trovare luogo più adatto per farsi del Planetario. In questo senso anche l’iconico titolo «The work of the mind» tende a stabilire, finalmente, il primato di quel «lavoro della mente» che l’odierna «Società della stanchezza» (la definizione è del filosofo sudcoreano naturalizzato tedesco Byung-chul Han) ha messo in secondo piano privilegiando, invece, il “lavoro” di influencer, youtuber, calciatori e altri membri del mondo dello spettacolo.
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