Avvenire di Calabria

L'atleta reggina alle Paralimpiandi vuole dimostrare come sia possibile abbattere le barriere

Anna Barbaro, la terziaria francescana a Tokyo sfida i pregiudizi

di Redazione web

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Anna Barbaro è una delle tre atlete reggine della nazionale azzurra, in questi giorni impegnate alla paralimpiadi di Tokyo. Per lei, ormai atleta veterana, così come per le sue “colleghe”, quella giapponese è un’importante vetrina. Non per mettersi in mostra, ma per dimostrare sul campo come sia possibile vincere, prima di tutto, contro i pregiudizi.


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Anna Barbaro che è una veterana nel triathlon, in vista del debutto ai giochi paralimpici, si racconta a cuore aperto a Radio Vaticana - Vatican News. Parla anche di sport, ma va oltre. Uno dei motti di Anna Barbaro è «sognare oltre il limite». Il che rende già l'idea del suo carattere e della grinta con cui ha deciso di costruire un sogno chiamato "Tokyo 2020".

Terziaria francescana, l'azzurra – a Radio Vaticana - Vatican News –  ricorda con grande emozione il suo incontro con il Papa, avvenuto al termine din un'Udienza Generale del mercoledì alla quale aveva partecipato. Anna Barbaro sottolinea come le parole pronunciate da Francesco siano un faro che dà una luce speciale a quella strada che ha deciso di intraprendere solo dopo aver perso, dieci anni fa, la vista. 

L'esempio di Anna Barbaro e di atleti come lei

Il Papa ha detto che grazie all’esempio di atleti come Anna si possono abbattere le tante barriere che ancora esistono. Riuscendo dunque a combattere quella che Francesco chiama la cultura dello scarto. La campionessa reggina che ha perso la vista a causa di una malattia incurabile, dà ragione al Santo Padre. «Papa Francesco – dice Anna Barbaro - ci indica la strada perché più ci facciamo conoscere, più riusciamo a far conoscere il nostro mondo e meno si avrà paura dell'altro».


PER APPROFONDIRE: Ottimo debutto per la reggina del tiro con l’arco ai giochi paralimpici di Tokyo


«Quando il non conosciuto diventa familiare - conclude Anna Barbaro - si abbattono le barriere, soprattutto quelle mentali legate proprio ad una mancanza di contatto. Dobbiamo entrare nel mondo, il mondo ci guardi e supereremo tutto questo».

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