Avvenire di Calabria

L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova è intervenuto rispetto alle difficoltà della classe politica locale all'indomani della sentenza sul caso Miramare

Crisi al Comune, le parole del vescovo Morrone: «Scossone per ripartire»

Il rientro del Quadro all'Eremo l'occasione per il primo incontro ufficiale tra il pastore della Chiesa reggina e il neo-sindaco facente funzioni Brunetti

di Federico Minniti

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

La crisi al Comune di Reggio Calabria, ecco le parole del vescovo Morrone dopo la sentenza del caso Miramare. Un passaggio delicato quello fatto dall'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova. «Se i cristiani non si interessano di questa città, non sono cristiani - ha dichiarato il presule domenica - questo è uno scossone che, forse, ci potrebbe aiutare a riequilibrare i rapporti, a guardare diversamente le cose».

Crisi al Comune, le parole del vescovo Morrone

Il ritorno all'Eremo della Madonna della Consolazione ha coinciso con la crisi politica scaturita all'indomani della sentenza Miramare. Non è passato inosservato, d'altronde, il saluto tra l'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone, e il neo sindaco facente funzioni Paolo Brunetti, alla sua prima uscita pubblica con la fascia tricolore. Al fianco di Brunetti anche una delegazione della maggioranza di Palazzo San Giorgio composta da Irene Calabrò, Giuggi Palmenta, Rosanna Scopelliti, Demetrio Delfino e Massimiliano Merenda.


PER APPROFONDIRE: Processo Miramare, condannato Falcomatà: la sentenza


L'arcivescovo Morrone ha parlato a più riprese del momento politico che sta attraversando la città di Reggio Calabria. In particolare, lo ha fatto durante l'omelia della celebrazione pontificale delle 11 e il discorso pre-partenza della Sacra Effigie verso il Santuario dell'Eremo.

Gli spunti dell'omelia

Durante l'omelia della Solennità di Cristo Re, monsignor Fortunato Morrone ha rivolto il suo pensiero sulla crisi politica che attraversa la città di Reggio Calabria in questi giorni. «Ci piace tutto quello che c'è in città? Ci piace o lo sopportiamo?», ha chiesto l'arcivescovo metropolita della Chiesa reggina ai fedeli in Cattedrale e collegati in diretta streaming. «Se i cristiani non si interessano di questa città, non sono cristiani; sono religiosi, credenti in teorie per "distrarsi un po'"; - ha spiegato Morrone - non possiamo delegare sempre gli altri perché facciano le cose al posto nostro. Educhiamoci insieme dietro Gesù: chi si impegna in politica sta esercitando la carità della regalità».

Morrone si è anche soffermato sulla cittadinanza attiva. Uno stile di vita evangelico che non guarda con distacco (e con disprezzo) alla politica e al Bene comune. «Siete il sale e la luce di questo mondo; - ha stigmatizzato il presule - in questa città cosa fanno i cristiani? Dove ti spinge il Signore? Noi come cristiani siamo un "altro Cristo". La regalità si esercita nei luoghi del vissuto quotidiano. È Gesù per primo che compie un atto eminentemente politico perché si interesse del bene di tutti».


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Gli spunti dal discorso dinnanzi al Quadro

Morrone, poi, prima della partenza del Quadro verso il Santuario dell'Eremo è tornato sul tema. «Vorrei affidare a Maria, anche la nostra realtà amministrativa - ha detto il presule davanti ai fedeli presenti - che sta attraversando questo momento difficile». Prosegue l'arcivescovo: «Un tempo di crisi: questo è uno scossone che, forse, ci potrebbe aiutare a riequilibrare i rapporti, a guardare diversamente le cose».

Poi l'invito verso quanti si impegnano per il Bene comune: «Non arrendetevi di fronte a questa fatica. Camminiamo insieme perché il bene che abbiamo nel nostro cuore possa essere condiviso con tutti coloro che amano questo territorio». L'ultimo pensiero di Morrone è, infine, per i cittadini svantaggiati. Rivolgendosi ai poveri e agli immigrati: «Nessuno deve mangiare le briciole della nostra mensa». Parole che suonano come un invito per il facente funzioni e la sua giunta nel rinnovare l'impegno verso le fasce deboli della cittadinanza reggina.

Articoli Correlati