Avvenire di Calabria

La storia. Salvina ha capito da subito che quella sarebbe stata la sua strada.

«Dopo la morte dei miei genitori ho scoperto la Caritas»

La storia di Salvina è quella di una delle tante volontarie che prestano servizio per gli ultimi. Così ha trovato la forza di ricominciare

Redazione Web

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Tra le attività di promozione della Caritas Diocesana, non si può non fare riferimento all’area volontariato, in tutte le sue forme. Sono tantissimi i volontari che offrono il loro tempo nei vari servizi: dall’accoglienza, alla distribuzione di vestiti, alle mense, all’emporio e quanto altro possa aiutare i più bisognosi e gli ultimi della terra, come sempre ricorda papa Francesco. Tutti i volontari partecipano a dei corsi di formazione, organizzati dalla Caritas Diocesana, da quella Regionale, e per alcuni settori, ove richiesto, anche a quelli di Caritas Italiana. Salvina Battiato, siciliana di nascita ma reggina di adozione, svolge il suo servizio di volontariato in tre realtà della nostra diocesi: la mensa di San Giorgio Martire, il Centro di ascolto Diocesano “Monsignor Ferro” e l’Emporio della solidarietà Genezareth un Riparo per la crisi.


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«Ho deciso di dedicarmi al volontariato, dopo la morte dei miei genitori, che nonostante tutto l’amore e le cure non erano stati sufficienti a trattenerli – racconta Salvina –. Avvertivo uno stato di disagio e di malessere, ascoltando i bisogni di chi mi stava accanto senza fare nulla e considerato che alla famiglia non avrei sottratto nulla, anzi sarebbe stata una bella esperienza per tutti, accolsi con gioia l’invito per un servizio di volontariato alla mensa di San Giorgio Martire, dove secondo dei turni stabiliti, oltre a collaborare nella preparazione di pasti nutrienti ed appetitosi mi intrattengo con chi ha la sfortuna di trovarsi al di fuori dalla cosiddetta “normalità” cioè casa, lavoro, famiglia o magari con la famiglia, ma senza lavoro o senza casa o né l’una né l’altro quindi, un soggetto fragile, indifeso e sfiduciato». Salvina ha capito da subito che quella sarebbe stata la sua strada. Così dopo un periodo di formazione, iniziò l’esperienza di volontaria al Centro di ascolto Diocesano Monsignor Giovanni Ferro, dove appunto si condividono, dolori, rabbia, sogni, e speranze senza essere “giudicati”: «È un piccolo aiuto che dà la forza di ricominciare – dice –. Il senso alla mia esperienza di volontaria si completa all’Emporio Genezareth, un riparo dalla crisi perché il contatto umano diviene l’alimento principale». I bambini possono giocare, fare merenda o seguire i genitori mentre fanno la spesa, si ascoltano e si condividono storie, problemi, oppure si chiacchierare comodamente, si scherza, si danno consigli sugli “acquisti”, sulla cucina, su temi di attualità, ed infine si collabora per promuovere uno stile di vita sano, sobrio e sostenibile.

«Anche se i servizi, dal punto di vista pratico, sono totalmente diversi, il comune denominatore è uguale, essere segno di vicinanza e di sollievo alle tante forme di povertà che sono sotto i nostri occhi, reagendo con amore e passione alla cultura dello scarto e dell’emarginazione» spiega Salvina. Ma è il paese dei balocchi o una bella favola, dove tutti sono buoni? «È solo solidarietà – chiosa Salvina –. Prendersi cura dell’altro, in una parola: volontariato!».

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