Avvenire di Calabria

La vicinanza non solo ai pazienti, ma anche a tutti gli operatori sanitari del Grande ospedale metropolitano reggino

Giornata dell’Infermiere, la Cappellania accanto ai sanitari del Gom

Don Stefano Iacopino: «Tra i reparti, si cura anche con il sorriso e la preghiera»

di Francesco Chindemi

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Non solo in occasione della Giornata dell'Infermiere che si celebra oggi, don Stefano Iacopino non fa mancare il proprio sostegno ogni giorno a pazienti, ma anche al personale sanitario che opera nell'assistenza e nella cura del prossimo.

Don Stefano è cappellano del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria dal 13 settembre 2009. Da poco, l’arcivescovo Morrone lo ha nominato anche direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Salute. Ogni giorno, percorre chilometri tra le corsie del nosocomio reggino, vicino ai pazienti e accanto a medici e sanitari. In occasione della Giornata dell'Infermiere che si celebra oggi, siamo stati insieme al sacerdote reggino. Abbiamo avuto modo di conoscere meglio la "comunità" da lui guidata (vai al link per vedere il video)


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«Ho scelto di vivere qui, nella piccola canonica accanto alla cappella, proprio perché possa essere reperibile 24 ore al giorno», racconta don Stefano Iacopino, cappellano del Gom. «Quando si parla di pastorale, si pensa subito alla parrocchia. In effetti la pastorale ospedaliera non si discosta più di tanto da questa visione», dice don Iacopino. «Prendersi cura del prossimo è la comune missione, con la differenza, forse, che qui in ospedale oltre alle sofferenze dello spirito, si curano anche quelle del corpo».

La presenza è comunque importante, insieme alla testimonianza, all’umanizzazione, all’annuncio e ai sacramenti. «Sono proprio queste - aggiunge il cappellano - le vie attraverso le quali si snoda la pastorale ospedaliera».

Giornata dell'Infermiere, il cappellano: «Insieme ai sanitari, accanto a chi soffre»

Vivere la realtà all’interno di un nosocomio, non nasconde don Stefano, è anche «prendersi carico delle paure, ma anche della rabbia. Vivere la tristezza, ma anche le gioie dei malati e i successi degli operatori sanitari. Stare accanto a chi soffre e ai loro familiari». Non è una missione semplice affatto semplice, ma è anche questo un’occasione per «proporre davvero l’annuncio di Cristo nostro Signore».

«Qui c’è gente che ha bisogno di essere ascoltata» racconta ancora il sacerdote. Il modello evangelico di Gesù è il riferimento. «Cristo è stato il primo medico e il primo infermiere. Vivere e camminare accanto ai malati, agli operatori sanitari, ai dipendenti - aggiunge - è un modo prezioso di vivere la fede e la speranza cristiana». Nonostante la pandemia, aggiunge don Stefano, «la cappella ha continuato ad essere frequentata da pazienti, soprattutto loro familiari, ma anche sanitari che affidano a Dio le sorti dei loro cari o assistiti. Qui celebriamo quotidianamente l’Eucarestia e si vivono i sacramenti».


PER APPROFONDIRE: Giornata dell’Infermiere, fragilità e speranze tra i reparti del Gom


Il cappellano del Gom sottolinea come anche in ospedale si viva la via della Carità. «Ricevo numerose richieste d’aiuto, grande è il supporto che ottengo attraverso volontari e suore. La nostra cappellania, inoltre, vive un profondo senso ecumenico, capita spesso di dover chiamare ortodossi ed evangelici per far assistere fedeli di queste confessioni. E non mancano occasioni per pregare insieme», come la Giornata dell'Infermiere che si celebra oggi in tutto il mondo.

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