Avvenire di Calabria

Giubileo dei sacerdoti: mons. Delpini (Milano), “ci vuole uno sguardo, una presenza di Gesù che mi conosce, mi commuove e interpreta”

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


“Questo Giubileo pretende che ci mettiamo in cammino, di non stare seduti: c’è una grazia da ricevere”. Così mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, durante la meditazione sul tema “Sacerdoti, annunciatori della speranza”, nella chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma, curata in occasione del Giubileo dei sacerdoti. L’arcivescovo ha esordito sottolineando la stima che nutre verso i parroci e ha proseguito soffermandosi sulla chiamata di San Matteo nel Vangelo. “Gesù – ha ricordato – vede un uomo seduto al banco delle imposte, vincolato alla sua professione, un uomo che forse si riteneva arrivato e rassegnato alla sua posizione. Gesù lo chiama e gli dice ‘seguimi’. Dovremmo interrogarci e dire: non è che per caso anch’io sono un uomo seduto? Uno che ormai si è assestato in un ministero, in una professione che si ripete tutti i giorni? È un’immagine un po’ deprimente – ha avvertito – ma credo che ciascuno di noi si chieda di cosa siamo appassionati. A volte ai preti capita di essere guardati secondo uno schema, come dei funzionari, rinchiusi in una casella. La parola ‘seguimi’ e la risposta di Matteo significa, secondo me, che pur essendo assestato nella sua professione, Matteo aveva un’inquietudine, una nostalgia di qualcosa di meno sicuro, capace di dare un senso. La storia di Matteo comincia con uno sguardo: Gesù lo vede e interpreta quello che lui non si decide a fare. Se non c’è uno sguardo che legge dentro e interpreta il bisogno di santità che abbiamo fin dall’inizio del percorso di consacrazione che un po’ si è appannato per cui siamo diventati dei funzionari. Ci vuole uno sguardo, una presenza di Gesù che mi conosce, mi commuove e interpreta”.

Fonte: Agensir

Articoli Correlati

Tags: