Avvenire di Calabria

Piano nazionale di ripresa e di resilienza al Mezzogiorno: Come saranno usati i fondi? Quali rischi si corrono negli enti?

Iasevoli (Avvenire): «La cattiva politica è la principale insidia per il Pnrr»

Secondo Marco Iasevoli, giornalista politico di lungo corso di Avvenire, «le nostre amministrazioni non sono pronte»

di Davide Imeneo

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Iasevoli (Avvenire): «La cattiva politica è la principale insidia per il Pnrr». Ma il Sud Italia come si sta preparando a spendere i fondi del Pnrr? Secondo Marco Iasevoli, giornalista politico di lungo corso di Avvenire, «le nostre amministrazioni non sono pronte, e nemmeno i concorsi recentemente banditi mettono gli enti locali nelle condizioni di recuperare competenze e velocità. Non si tratta di avere qualcuno in più negli uffici a sbrigare pratiche, ma di afferrare in pochi mesi treni che si è lasciati scappare dalle mani per decenni».

L'intervista a Marco Iasevoli (Avvenire) sulla gestione dei fondi Pnrr al Sud

Le Regioni meridionali, anche per mancanza di progettazione, restituiscono annualmente una quota dei Fondi europei. Non sarebbe meglio creare una struttura di progettazione centralizzata?

È un dibattito in piedi da anni. La creazione di queste strutture centralizzate può aiutare a recuperare efficienza ed efficacia, ma per molti versi rappresentano un nuovo commissariamento della politica e anche del voto espresso dai cittadini. Allo stesso tempo, però, le modalità con cui gli amministratori locali esercitano il mandato elettorale viene poi viziato da dinamiche che non hanno a che fare con il bene comune.


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C’è il rischio che i bandi tradiscano le linee progettuali del Pnrr?

Sui bandi ci sono margini di discrezionalità che andranno attentamente osservati, riga per riga. Le modalità con cui vengono scritti possono deviare dagli obiettivi generali, stringere o allargare platee, indirizzare in modo più o meno esplicito l’approdo dei fondi. Basta un criterio, un cavillo, e determinate amministrazioni o enti potrebbero risultare esclusi. Il fatto è che il cane si morde la coda: se si fanno le pulci ai bandi, si perde tempo; se si fa tutto di corsa, gli interessi meglio rappresentati se ne avvantaggiano.

I bandi che saranno indetti rischiano di creare delle disparità, anche geografiche. È previsto un modo per “blindare” le quote che spettano al Sud?

Sulla questione delle quote per il Sud bisogna distinguere la teoria proclamata dalle prassi che vedremo esercitate: certo, al Meridione deve andare una percentuale di fondi per ogni obiettivo del Pnrr. Ma poi bisogna vedere se le amministrazioni del Sud avranno pronti i progetti per catalizzare questi fondi, o se invece la carenza progettuale porterà a creare degli “avanzi” a vantaggio di amministrazioni più preparate, di solito di stanza nel Centro-Nord.


PER APPROFONDIRE: Il direttore dello Svimez sul Pnrr al Sud: «Ridurre il divario di cittadinanza»


Al massimo entro un anno ci saranno le elezioni politiche. La tornata elettorale potrà influire sulla continuità dell’uso dei fondi del Pnrr?

La cattiva politica è solita usare qualsiasi disponibilità economica per “comprare voti”. Nei nostri territori meridionali sono state fatte operazioni “border line” anche con i voucher per la spesa e persino con i soldi per i Centri estivi. Quindi il rischio si moltiplica con i miliardi del Pnrr. Ma il vero rischio delle prossime elezioni è un altro: che i partiti facciano una campagna elettorale contro le riforme che abbiamo “pattuito” con l’Ue in cambio dei fondi del Pnrr. In tal caso le erogazioni si bloccherebbero.

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