Avvenire di Calabria

Il discorso del vescovo lametino in occasione della festa patronale della città della piana calabrese

Lamezia, Cantafora: «Giovani, non fuggite dalla Città»

Redazione Web

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“Lamezia è stata troppo a lungo bloccata da interessi di parte e i cittadini dalla paura. Gli interessi e i compromessi di alcuni come anche la paura e la rassegnazione di altri, hanno dato spazio alla fuga a tanti livelli”. Lo ha detto ieri sera il vescovo, mons. Luigi Antonio Cantafora, chiudendo la festa patronale dei Santi Pietro e Paolo. “Se sono i nostri patroni significa che hanno una parola da dire a questa città”, ha detto il presule, richiamando la vita dei compatroni. “La parola è: non fuggire ma camminare seguendo le orme del maestro”. Infatti, “il Signore si avvicina alla storia di ciascuno di noi e alla nostra comunità e ci riconsegna la possibilità di fare un nuovo viaggio, la possibilità di iniziare un nuovo cammino – la certezza di mons. Cantafora -. Pietro e Paolo sono testimoni veri e credibili che invertire rotta nella vita è possibile”. Il vescovo lametino ha evidenziato che “il cammino mette alla prova le intenzioni, purifica il cuore” e che “mettersi in cammino significa saper scegliere che cosa ci fa muovere e vivere e che cosa ostacola il cammino”. Mons. Cantafora ha constatato come “le maglie della mafia hanno fatto sentire e fanno sentire la loro morsa. Ci sono pagine della nostra storia in cui non possiamo negare errori”. Allo stesso tempo, ha invocato una “rilettura” della “storia recente della città unita”, che “richiede coraggio, ma anche speranza, perché nessuno può essere incatenato alla propria storia come un laccio”. “Come persone, come famiglie e comunità – l’esortazione finale -, prendiamo nelle nostre mani il coraggio di ripartire e di farlo insieme”.

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