Avvenire di Calabria

«La metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell’illegalità». A riverlarlo è il focus Censis-Confcooperative

Lavoro nero, triste primato per la Calabria

Redazione Web

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«La metà dei disoccupati della crisi è stata risucchiata nell’illegalità». A riverlarlo è il focus Censis-Confcooperative riferito al triennio 2012-2015 per l'Italia. Un dato che si amplifica scendendo lungo lo Stivale: «Calabria e Campania registrano le percentuali più alte (rispettivamente il 9,9% e l’8,8%), seguite da Sicilia (8,1%), Puglia (7,6%), Sardegna e Molise (entrambe con il 7,0%)».

Il focus Censis-Confcooperative dal titolo "Negato, irregolare, sommerso: il lato oscuro del lavoro", spiega come «mentre nell’economia regolare venivano cancellati 462 mila posti di lavoro (260 mila riconducibili a quello svolto alle dipendenze e 202 mila nell’ambito di quello indipendente), la schiera di chi era occupato illegalmente cresceva di 200 mila unità, arrivando a superare quota 3,3milioni». All’espansione del lavoro sommerso «ha contribuito in maniera prevalente l’occupazione dipendente (+7,4%)", mentre sul fronte dell’occupazione regolare è la componente indipendente che, in termini relativi, ha subito un maggiore ridimensionamento (-3,7%)», prosegue lo studio Censis-Confcooperative.

Le imprese che ricorrono al lavoro irregolare riducono il costo del lavoro di oltre il 50% mettendo spesso fuori mercato le aziende che operano nella legalità. Mettono una grave ipoteca sul futuro dei lavoratori lasciandoli privi delle coperture previdenziali, assistenziali e sanitarie per un’evasione contributiva pari a 10,7 miliardi. Secondo la Commissione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, istituita presso il Mef, considerato l’insieme delle attività economiche, il salario medio orario sostenuto dalle imprese per retribuire un lavoratore regolare dipendente è di 16 euro; il salario pagato dalle aziende per un lavoratore irregolare corrisponde a 8,1 euro cioè circa la metà del salario orario lordo del lavoratore regolare. Il cosiddetto monte salariale irregolare nel 2014 ha raggiunto i 28 miliardi di euro, pari al 6,1% del valore complessivo delle retribuzioni lorde. Nel settore industriale si registra il divario maggiore tra retribuzione lorda oraria regolare e retribuzione percepita da un lavoratore irregolare (il 53,7% in meno), seguono i servizi alla imprese (-50,3%), dove in ogni caso gli importi dei salari orari lordi dei regolari sono di base più alti se confrontati con le altre attività economiche (rispettivamente 17,7 euro per il settore industriale e 19,1 euro per i servizi alle imprese). Nei servizi in generale lo scarto e’ di 46,8%, nelle costruzioni del 41,4%. In agricoltura, dove la retribuzione oraria è più bassa, la differenza non supera il 36% (35,7).

L’evasione tributaria e contributiva, nel periodo 2012-2014, ha raggiunto una media annua di 107,7 miliardi di euro, 97 dei quali riconducibili all’evasione tributaria e 10,7 all’evasione contributiva. Fra le voci più rilevanti dell’evasione si distingue quella relativa all’Iva che sfiora i 36 miliardi di euro e quella da mancato gettito dell’Irpef derivante da lavoro e impresa, pari a 35 miliardi di euro. La sola Irap fa registrare una mancata contribuzione di 8,5 miliardi. Il mancato versamento dei contributi risulta pari a 2,5 miliardi per il lavoratore dipendente e a 8,2 per il datore di lavoro.

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